“Voglio che tu sappia che sono felice per te, non ho mai voluto niente altro che il meglio per voi due”
Era il 1995 quando una generazione musicale profondamente segnata dal grunge ed orfana del suo fondatore Kurt Cobain, vestita con camicie a quadri in stile boscaiolo sopra a t-shirt bianche, jeans stracciati e doc Marteen’s rigorosamente slacciati e pieni di rabbia tendenzialmente (auto)distruttiva, iniziava a sentire alla radio queste parole, quasi sussurrate da una voce femminile ed accompagnate da un semplice giro di basso. In men che non si dica la fino allora sconosciuta dal pubblico italiano Alanis Morissette divenne in qualche modo la sorella maggiore che tutte noi avremmo voluto: un po’ saggia ed un po’ folle, mentre con le sue canzoni, cantate con voce un po’ melodica, in modo da non ferire le nostre giovani orecchie, un po’ graffiante, per dare la giusta dose di rabbia alla generazione di smells like teen spirits, riempivano i nostri pomeriggi di finto studio, le autoradio dei nostri genitori e anche le serate nelle discoteche un po’ rock, perché le vere rokkettare a ballare la commerciale coi fighetti non ci andavano.
“Una versione più vecchia di me, è perversa quanto me?, si chinerebbe su di te al cinema? Parla eloquentemente, e vorrebbe un figlio tuo? Sono sicura che sarebbe un’ottima madre”
Alanis nella canzone inizia ad arrabbiarsi, il sussurro aumenta un po’ di volume ed al basso si aggiunge la chitarra elettrica. Ricordo che allora avevo 15 anni e la mia conoscenza dell’Inglese non era delle migliori, per cui passavo ore ad ascoltare la canzone col vocabolario in mano, sperando di agguantare qualche parola sparsa qua e là, almeno finché il testo della canzone non è stata pubblicato su qualche giornale musicale (internet era ancora un modo per pochi).
Del sesso se è possibile ne sapevo ancora di meno e ricordo di averci messo parecchio a capire cosa intendesse con il “chinarsi su di lui al cinema” e cosa ci fosse di “perverso”. Ora a distanza di tempo penso che volesse chiedere in modo provocatorio se la nuova fiamma faceva le stesse cose che faceva lei.
“Perché l’amore che m’hai dato e che abbiamo fatto non è stato abbastanza per far sì che tu ti aprissi completamente, no. E ogni volta che pronunci il suo nome, lei lo sa che m’avevi detto che m’avresti tenuto tra le tue braccia finché non fossi morto, finché non fossi morto? Ma tu sei ancora vivo!”
Qui la voce assume un tono veramente incazzato, che noi cercavamo di imitare senza successo. Il mondo a volte fa proprio schifo, questo Alanis ce l’ha insegnato bene quando ci ha parlato di un mondo pieno di cucchiai quando a te serve un coltello, o quando ha steso un velo pietoso sul suo passato di bambina prodigio i cui genitori le avrebbero voluto bene solo se fosse stata perfetta, o quando ha sfogato la sua rabbia contro chi l’ha lasciata per un’altra.
“Ma io son qui a ricordarti del casino che hai lasciato andandotene. Non è giusto che tu mi neghi la croce che porto, che tu m’hai dato. Tu, tu, tu dovresti saperlo. Ti trovo bene, le cose sembrano tranquille. Invece io lo sono affatto, ho pensato dovessi saperlo. Ti sei dimenticato di me, Signor Duplicità? Mi spiace disturbarti nel bel mezzo della cena. E’ stato uno schiaffo in faccia velocità con cui mi hai rimpiazzata. Pensi mai a me quando te la scopi? (..)Perché lo scherzo che ti sei portato a letto ero io e non svanirò nel nulla appena chiuderai gli occhi, lo sai. E ogni volta che graffierò la schiena di qualcun’altro con le mie unghie, spero lo sentirai anche tu. Allora, lo senti? ”
Per quanto poco sapessi l’inglese (ma capivo bene la parola fuck, che cercavo di cantare con sufficiente faccia da tolla perché gli adulti intorno non si insospettissero), e forse non potessi comprendere a pieno quello che voleva dire anche perché a 15 anni ero ben lontana dall’avere una storia seria con un ragazzo, interessandomi più che altro alla musica ed ai libri, il messaggio era chiaro anche per me: era l’urlo di una giovane donna che, invece di mettersi in un angolo a leccarsi le ferite cantando ballate sull’amore perduto, prendeva in mano tutta la sua sofferenza, cantandola a milioni di ascoltatori, per gettarla in faccia a chi le aveva fatto del male.
La rabbia genuina che caratterizza tutto l’album Jagged Little Pill ha riempito le nostre ore, plasmando in qualche modo le nostre giovani menti, proponendoci un modello femminile ben diverso da quelli a cui eravamo abituate e spianando la strada a molte donne rock che, grazie all’enorme successo di Alanis, hanno trovato uno spazio discografico e un favore del pubblico che prima erano impensabili.
Jenny