Tutta colpa delle ovaie!

Spesso sentiamo parlare di discriminazione sul lavoro.

Ci indigniamo, ci battiamo affinché vengano riconosciuti i nostri diritti, desideriamo che situazioni del genere non accadano più e che venga riconosciuto il lavoro femminile come autorevole e- soprattutto- meritevole di essere pagato tanto quanto quello maschile.

A volte, le storie di discriminazione sul lavoro sembrano lontane da noi e dal nostro mondo. Magari abbiamo avuto la fortuna di trovare ambienti lavorativi “sani”, o siamo sempre state supportate da persone che non hanno etichettato i nostri hobby, passioni e studi come maschili o femminili. Qualche frase sessista l’abbiamo anche ricevuta, ma abbiamo risposto con lingua pungente. Poi succede che quello che ti hanno confidato, raccontato o che hai letto in qualche articolo, ti cade addosso come un macigno. E quelle sensazioni di rabbia, delusione e amarezza prendono una forma concreta.

Tempo fa ho trovato un annuncio su internet:

aaa ingegnere meccanico cercasi

Essendo ingegnera, ho chiamato spinta dalla curiosità per vedere di cosa trattava il tutto.

Mi risponde un uomo molto gentile.

Dico che chiamo per l’annuncio di lavoro. Lui inizia a balbettare e, senza domandarmi nulla, mi informa che l’annuncio è rivolto agli uomini, ma non per discriminazione. Semplicemente perché sono delle mansioni che, secondo lui, prevedono manovalanza maschile.

Scoppio a ridere e gli chiedo quale genere di lavoro sia in grado di svolgere un ingegnere  maschio che un’ingegnere donna, che ha seguito lo stesso corso di studi, non possa fare. Chissà, forse all’università hanno fatto dei corsi per soli maschi, futuri ingegneri, che noi donne, per mancanza di intelligenza, competenza o influenza della prolattina su alcune capacità cognitive… ci sono stati preclusi.

Inizia a biascicare frasi sconnesse che girano intorno al fatto che il lavoro è per un uomo, una donna non può. Alla fine riesco a estorcigli la mansione da ricoprire: compilare preventivi.   

Bene.

Questo egregio signore, che non ha neanche avuto la decenza di chiedermi un cv o domandarmi quale sia la mia esperienza lavorativa, mi reputa incapace di fare un preventivo. Ma, in effetti, in tutti i lavori che ho svolto come ingegnere donna, incapace quindi di determinate attività, mi hanno fatto preparare la merenda per i lavoratori uomini. Infatti sul curriculum vitae troneggia: esperta in farcitura di panini!
Che ce ne frega a noi donne, che scimmiottiamo gli ingegneri uomini, di chissà quale diavoleria ingegneristica?

Avendo notato il mio sdegno, mi ripete che non è per discriminazione….assolutamente! “Nell’ufficio ci sono tre donne….” rido, penso che forse abbia paura di una sindrome premestruale collettiva e cerca un uomo per difendersi meglio dagli sbalzi di umore femminili.

Le tre donne in questione svolgono lavori di ufficio: segretarie sì, ingegnere no.

Dopo avergli fatto presente il mio sdegno e la sua scorrettezza nei confronti del genere femminile, lo saluto, voglio chiudere la telefonata. Mi sento veramente offesa.

Lui tenta di essere gentile e mi dice che se comunque voglio posso passare per vedere di cosa tratta il lavoro, però mi ripete che cerca un uomo (?).  Infastidita, gli rispondo che non avrei messo piede lì dentro neanche per tutto l’oro del mondo. 

Cari saluti e vaf*anc*lo.

Le considerazioni da fare sono tante, ci troviamo di fronte a un evidente caso di discriminazione, che tra l’altro è pure vietato per legge… è quella cosa- per molti assurda- che chiamano Codice delle pari opportunità tra uomo e donna, a norma dell’articolo 6 della legge 28 novembre 2005, n. 246.

Il mio essere donna preclude il mio lavoro. Non importa la mia qualifica di ingegnere,  perché un uomo con il mio stesso titolo ha quel qualcosa in più che lo rende migliore: il pene. Il sacro gingillo ti rende autorevole, ti investe di quella caratteristica che nella mia zona chiamiamo “spirtizza”.

Nonostante il percorso di studi sia lo stesso, un uomo può sperare di lavorare presso questo idiota, una donna no… al massimo può fare la segretaria, perché lui mica fa discriminazioni.

Episodi del genere capitano tutti i giorni, e ho sentito e letto numerose storie a riguardo, tutte simili fra di loro. 

Io mi ritengo una persona fortunata, perché ho una famiglia che ha sempre supportato le mie scelte. Nessuno si è mai opposto quando ho deciso di studiare ingegneria o, chessò, quando sono entrata nella squadra di basket.

Le critiche e le discriminazioni sono sempre arrivate da persone esterne incapaci di accettare che anche una donna sia in grado di fare tutto quello che si mette in testa: che sia un corso accelerato di cucito o che voglia diventare ingegnera all’interno della Nasa.

Purtroppo però mi sono capitati gli sguardi canzonatori, o la gente che pensava che non ce l’avrei potuta fare.  

E sono felice di dire che ne sono sempre uscita vittoriosa e a testa alta… e la più grande soddisfazione, dopo aver parlato con quel’idiota, è stato sentirlo balbettare quando gli facevo notare come la sua pochezza poteva essere passabile di denuncia. 

 

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