Godless: la recensione di quello che definiscono un western al femminile

Il 22 Novembre 2017 è arrivata su Netflix, una serie tv che ha stuzzicato non poco la mia curiosità, in quanto presentata come un western al femminile: Godless.

La serie statunitense è stata ideata da Steven Soderbergh e Scott Frank. La storia è ambientata nel 1884 nella cittadina di La Belle, una comunità in cui,  a causa di un grave incidente, hanno perso la vita quasi tutti gli uomini. Qui incrociano i loro cammini il criminale Frank Griffin, la sua banda di fuorilegge e il giovane pupillo che ha tradito la fratellanza, Roy Goode. Durante la sua fuga, Roy cerca rifugio dalla vedova Alice Fletcher. Quando si sparge la voce che Griffin si sta dirigendo a La Belle, la città si unisce per difendersi contro la banda criminale.

Il Cast

Il cast è molto ricco ed è composto da:  Jack O’Connell (Roy Goode), Jeff Daniels (Frank Griffin), Michelle Dockery (Alice Fletcher), Scoot McNairy (Bill McNue), Thomas Sangster (Whitey Winn), Merritt Wever (Mary Agnes), Tantoo Cardinal (Iyovi), Kim Coates (Ed Logan), Sam Waterston (Marshal John Cook).

© Netflix

Recensione

“Niente spaventa di più di un uomo con una pistola, niente è più indifeso di un uomo che non ce l’ha”

La serie, composta da sette episodi, ha conquistato il favore del pubblico nonostante non sia esente da difetti. Partiamo dalla tanto pubblicizzata presenza femminile. Godless possiede senza alcun dubbio qualcosa di nuovo: affonda le sue radici in un genere che ha la sua storia e le sue caratteristiche, ma cerca di utilizzare un approccio contemporaneo ponendo maggiore attenzione ai personaggi femminili. Vediamo donne che imbracciano abilmente un fucile, che sono capaci di gestirsi e che cercano di far andare avanti una città, ma comunque rappresentano solo un contorno. Il perno centrale dell’intera vicenda è la vendetta che deve portare a termine Frank Griffin nei confronti di Roy Goode, e le donne sono una presenza dovuta al fatto che il fuggiasco ha trovato riparo nel ranch di Alice Fletcher. Rispetto a film degli anni passati sono “trattate meglio”, hanno dei ruoli definiti e i loro personaggi sono ben caratterizzati, ma ci troviamo comunque di fronte a quello che possiamo definire l’ inizio di una nuova categoria: il western al femminile. E che quindi può  peccare di superficialità.

frank griffin
Frank Griffin © Netflix

Un altro elemento che non convince sono i  tantissimi personaggi: ognuno ha la sua storia che spesso è slegata da quella degli altri e ciò rende difficile svilupparle tutte in solo sette episodi. Per questo motivo alcuni, seppur interessanti, restano abbozzati. Degli esempi sono la pittrice Martha, interpretata da Christiane Seidel, la quale si scopre essere una donna con una forte voglia di indipendenza e un passato travagliato; lo sceriffo Marshal John Cook, la cui storyline viene troncata brutalmente; o l’indiano che segue, insieme al suo cane, Bill McNue di cui non si saprà nulla.

Oltre a tematiche come la vendetta, Godless strizza l’occhio all’omosessualità, pur utilizzando degli stereotipi. Lo fa per esempio con Mary Agnes, personaggio dalla personalità forte: si ritrova vedova, cerca di governare come meglio può la cittadina di La Belle ed è innamorata di una donna. Gironzola vestita da uomo e ha degli atteggiamenti da “duro” che risultano essere l’imitazione mal riuscita di un uomo rude. Tutto ciò fa un pochino perdere credibilità al personaggio, che rimane comunque ben costruito e caratterizzato.

mary agnes
Mary Agnes © Netflix

Come in ogni film western che si rispetti, non può mancare l’epico scontro, e il finale è degno di nota: veloce, intenso e ricco. Inoltre l’intera serie è caratterizzata da una violenza che non è mai fuori luogo e che viene utilizzata quando la trama lo richiede. Alcune scene sono molto crude, il primo episodio ne riporta una delle peggiori, ma tutto è contestualizzato e non se ne fa mai un abuso.

Godless, tralasciando i difetti, è una serie valida, capace di solleticare il binge watching violento che risiede in ognuno di noi. Anche se il consiglio è quello di sopire la curiosità. La serie va gustata poco per volta, in quanto la storia ha un andamento abbastanza lento, ma mai noioso. Diversamente, si rischierebbe di non apprezzare del tutto i vari elementi.

Conclusioni

Godless è una serie che ha il gusto della novità, nonostante appartenga a un genere classico che conta film che sono diventati dei veri e propri cult. I cittadini oppressi sono le donne e quest’ultime lottano in prima linea per difendere la propria vita e la città di La Belle; il cattivo è un personaggio subdolo e diabolico, dalla moralità ambigua; diversi personaggi sono in cerca di riscatto e molti altri sono mossi dagli spettri del passato;  la vendetta è il fulcro che muove l’intera storia e abbiamo persino l’amore ostacolato tra persone di etnie diverse.

Insomma, è una serie completa sotto tanti punti di vista. Ha qualche piccolo difetto, ma niente che vada ad intaccare pesantemente una storia che si guarda con piacere e curiosità.

La  consiglio?

Certo che sì!

Recensione pubblicata ne Il Salotto Irriverente

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