Madri vittime di tratta [Traduzione di Irene Starace]

Il seguente articolo è la traduzione di Madres víctimas de trata di Lidia Falcón pubblicato in “Público” il 9 febbraio 2018. La traduzione è a cura di Irene Starace.


Margarita Neira è venuta qualche giorno fa alla riunione del Partito Femminista a Madrid per raccontarci la sua tragica storia. Venticinque anni fa sua figlia, di 17 anni, scomparve a Buenos Aires, la città di cui erano originarie e dove vivevano. Per anni Marga ha continuato a cercarla senza che né le forze dell’ordine né la magistratura ascoltassero le sue disperate richieste d’aiuto. Attraverso le vicissitudini più strane è riuscita a trovare il loculo in cui l’avevano sepolta. Nonostante l’indolenza -complicità?- con cui la giustizia agisce in quel paese, quando avevano trovato i resti della ragazza, avevano preso le impronte digitali del cadavere prima di seppellirla senza nome.

Nell’ angosciosa ricerca di Marga per conoscere il destino di sua figlia, nel cimitero le suggerirono di cercare le tombe anonime. E così fece per giorni interminabili, e con i numeri dei loculi si recò nuovamente in tribunale, dove trovarono i resti di sua figlia attraverso l’archivio delle impronte digitali.

In questo percorso, Marga si è imbattuta in altre madri che vivevano il suo stesso calvario. Le loro figlie, adolescenti, e sempre più giovani, un brutto giorno scomparivano mentre andavano o tornavano da scuola, e non se ne sapeva più niente. Né la polizia indagava sulla scomparsa, né i giudici andavano avanti con l’istruttoria, né i mezzi di comunicazione davano voce al dramma. Alcune hanno trovato i resti delle desaparecidas, un’altra fortunata è riuscita, dopo le ricerche di Marga e delle sue compagne, che hanno il coraggio di addentrarsi da sole, senza la cooperazione della polizia, nell’orribile sottomondo dei bordelli, a salvare sua figlia dagli artigli della mafia della prostituzione che la teneva sequestrata in uno di questi.

Margarita e le sue compagne di sventura hanno creato l’associazione Madres víctimas de trata e, come le loro antenate nella lotta, reclamano la ricerca e l’apparizione delle loro figlie coprendosi la testa con un fazzoletto bianco e percorrendo ogni giovedì la Plaza de Mayo, percorrendo la quale le Madres de la Plaza de Mayo prima di loro sono diventate famose in tutto il mondo.

Ma Hebe Bonafini e le sue compagne agirono durante la terribile dittatura in un atto eroico che gli uomini non furono capaci di iniziare.

Oggi, Marga e le sue compagne reclamano l’azione della giustizia in piena democrazia, o almeno così crediamo. Dicono che ci sono ormai 28.000 ragazze scomparse, quasi lo stesso numero dei desaparecidos sotto la dittatura. 

Le mafie della prostituzione hanno trovato un sistema facile di acquisire materia prima per il loro infame business: sequestrano le ragazze, e più giovani sono, meglio è. Le ultime avevano 12 anni. Le rinchiudono nei bordelli dove i puttanieri trovano un materiale giovane e intatto, e le usano fino a che i loro corpi e le loro menti non ne possono più. Riempite di alcool, drogate, bastonate, violentate ogni giorno per dei mesi o degli anni, a seconda di quanto resistono, quando le considerano ormai inservibili perché non si reggono più in piedi e non sorridono più, le ammazzano. 

Hanno tirato i loro corpi in campi, strade, spiagge, piazze. Nude e senza niente che permetta di identificarle. Quando li trovano, la polizia e i tribunali non si disturbano a confrontare i cadaveri con le denunce presentate dalle madri. Soltanto, in un ultimo barlume di umanità, gli prendono le impronte digitali e le seppelliscono come sconosciute.

Il business della prostituzione, nel quale si sospetta che siano coinvolte le più alte cariche della politica, che possiedono diversi alberghi, luoghi di svago, spa, centri massaggi e altri eufemismi con cui nascondono i bordelli, è enormemente redditizio. Si calcola che sia il secondo del mondo per entrate dopo il traffico di armi.

Ma le Madres Víctimas de Trata –guardate la pagina web dove si trovano tutti i dati e gli orrori– non trovano né nei giornalisti argentini, né nei politici, né nelle forze di sicurezza, né nella magistratura, la protezione che uno Stato democratico deve ai suoi cittadini. Per questo sono venute  da noi del Partito Femminista a Madrid.

Marga gira il mondo parlando del suo caso e della tragedia che scuote l’ Argentina, perché nel suo paese non trova nessuno che ascolti le madri e   denunci e persegua il crimine. Né la stampa né la televisione dedicano loro le prime pagine. I dibattiti pubblici non concedono loro attenzione, i politici non le ricevono, i sindacati non hanno fatto neanche un passo per pretendere dallo Stato un’azione efficace, i giudici non portano avanti le pratiche. Marga raccontava che si presenta in tribunale una denuncia per la scomparsa di una ragazza e un anno dopo non hanno neanche interrogato la persona che denunciava

Le madri, queste Madri Coraggio, che in tutti i paesi mantengono il mondo dalla base, queste eroiche donne senza studi, senza denaro, molte costrette a mantenere i figli che restano lavando pavimenti, si riuniscono tutte le settimane nella Plaza de Mayo per mostrare al resto del mondo la loro tragedia e chiedergli di reagire, di rispondere, di mettere davanti al governo argentino la richiesta di spiegazioni e soluzioni, come la comunità internazionale ha fatto di fronte alla dittatura.

Ma oggi le vittime non sono oppositori politici e sindacali, in maggioranza uomini, ma deboli ragazzine di famiglie povere e pertanto non hanno lo stesso valore. Oggi i carnefici non sono militari fascisti ripudiati dai paesi democratici e vergogna del loro paese, ma sicari e assassini al soldo dei grandi consorzi della prostituzione, che sono signori molto ben collocati nelle imprese, nella finanza e nella politica, e forniscono buone entrate ai loro proprietari e intermediari e a quelli che li proteggono, che siedono nei banchi del Parlamento, dei Comuni, del- la polizia, dei tribunali, della stampa e della televisione.

E la comunità internazionale, che a volte interviene, come nel caso dell’ apartheid del Sudafrica, perché la discriminazione e il crimine erano esercitati contro tutta la popolazione nera, di fronte a questa tragedia, che ha solo vittime femminili il cui sfruttamento fornisce soddisfazione, piacere e benefici economici a una buona parte della popolazione maschile, non si commuove con le Madres Víctimas de Trata, perché in fin dei conti è una questione interna e privata dell’ Argentina. Si sa già che il Capitale e il Patriarcato si associano molto bene. 

Dal Partito Femminista di Spagna facciamo un appello rabbioso e disperato ai mezzi di comunicazione spagnoli, ai nostri governanti, ai nostri rappresentanti nei Parlamenti e nelle istituzioni, ai nostri europarlamentari, ai nostri partiti politici, a tutto il Movimento Femminista, perché pubblichino queste informazioni e le amplino, e pretendano spiegazioni, nei forum internazionali e nelle riunioni con il governo dell’ Argentina, su questo massacro di donne di cui devono vergognarsi non solo i responsabili della politica argentina, ma tutta l’umanità.

Se non ci sarà risposta a quest’ appello significherà che le donne del mondo intero, come sulla porta dell’Inferno di Dante, devono lasciare ogni speranza.

Lidia Falcón

Lidia Falcón è stata avvocata e giornalista. Ha fondato e presiede il Partido Feminista de España e ha pubblicato 42 libri di saggistica, narrativa, poesia e teatro. Tiene sul giornale “Público” il blog “La verdad es siempre revolucionaria”.

Fonte: qui

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