Artemisia (disambigua)

Artemisia.

Pianta erbacea, proveniente dalla Cina, ha acquistato popolarità negli ultimi anni per le sue proprietà medicinali. I cinesi la utilizzano da sempre come rimedio in caso di febbre; ha proprietà digestive e viene utilizzata per combattere la malaria. Oggi viene studiata come principio attivo anticancro. Si tratta comunque di una ricerca preliminare: l’istituto Nazionale dei Tumori di Milano cita: “non esistono studi clinici validi che dimostrino l’efficacia e la sicurezza di questi preparati nell’essere umano”.

Questo il sunto dei principali articoli che si presentano al lettore in prima pagina digitando sui motori di ricerca la parola “Artemisia”.

Ma Artemisia chi era costei?

Artemisia Gentileschi è la pittrice della violenza al femminile, il colore rosa del caravaggismo; è l’archetipo del femminismo datato 1600: donna libera e determinata.

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Nata a Roma nel 1593, iniziò a maneggiare pennelli e colori nella bottega del padre Orazio (pittore toscano) dove fu educata al bello. Il suo incredibile talento iniziò a esprimersi presto, fin dalle prime opere: ”Susanna e i vecchioni” (dipinto a soli 17 anni!) è di uno splendore che incanta: Susanna è un personaggio biblico e rappresenta una donna virtuosa, insidiata da due anziani, che minacciavano di denunciarla per adulterio nel caso in cui non si fosse concessa a loro. Da notare come, mentre nell’iconografia rinascimentale Susanna viene rappresentata in pose ammiccanti, la nostra Artemisia presenta una scena drammatica, in cui Susanna cerca di sfuggire all’approccio dei due uomini… come fosse un presagio del suo futuro.

Purtroppo, infatti, l’anno successivo al suo primo capolavoro (1611), Artemisia divenne famosa, non per un nuovo dipinto ma per per aver intentato una causa per stupro ai suoi danni, contro Agostino Tassi, pittore che frequentava l’atelier del padre. Si tratta del primo processo per stuprum, concepito nel seicento come  deflorazione di una ragazza vergine dietro promessa, non mantenuta, di matrimonio.

Di questo processo è rimasta un’importante e cruda testimonianza documentale raccolta, in parte, nel volume del 2004 “Lettere precedute da atti di un processo di stupro” a cura di Eva Mencio (ed. Abscondita nella collana Carte d’artisti) dove, assieme a diverse lettere scritte da Artemisia, si riporta anche la sua dura testimonianza: «Serrò la camera a chiave e dopo serrata mi buttò su la sponda del letto dandomi con una mano sul petto, mi mise un ginocchio fra le cosce ch’io non potessi serrarle et alzatomi li panni, che ci fece grandissima fatiga per alzarmeli, mi mise una mano con un fazzoletto alla gola et alla bocca acciò non gridassi e le mani quali prima mi teneva con l’altra mano mi le lasciò, havendo esso prima messo tutti doi li ginocchi tra le mie gambe et appuntendomi il membro alla natura cominciò a spingere e lo mise dentro. E li sgraffignai il viso e li strappai li capelli et avanti che lo mettesse dentro anco gli detti una stretta al membro che gli ne levai anco un pezzo di carne».

Artemisia fu sottoposta a umilianti visite mediche alla presenza dei giudici e addirittura torturata “per emendare la colpa” e accertare la verità dei fatti. Non ho trovato, o forse non esiste, il testo della sentenza finale ma, alla luce di quanto emerso durante l’istruttoria e la tortura, sembra probabile che il Tassi sia stato condannato al pagamento di una somma di denaro, una sorta di dote per Artemisia, giusto una lieve condanna, che costrinse la ragazza, umiliata e disonorata, a lasciare Roma per Firenze… e successivamente a un matrimonio riparatore.

Per inciso, è appena uscito, edito Skira, un brutto libro di Pietrangelo Buttafuoco: “La notte tu mi fai impazzire” sottotitolato “Le gesta erotiche di Agostino Tassi pittore”.  Davvero uno stupro può essere definito un  “gesto erotico”?  Bene ha fatto Michela Murgia durante la trasmissione televisiva “Quante storie” a chiedere un minuto di silenzio e di cordoglio per le segherie dove sono state tagliati gli alberi per metterlo in stampa!

Ma torniamo alla nostra pittrice. Le donne sono forti e la forza di Artemisia la si comprende prontamente nel suo dipinto successivo, fra i più famosi, “Giuditta che decapita Oloferne” (1612-13), dove la violenza subita dall’artista prende forza e rivalsa in maniera impressionante. Giochi di luce e ombra fanno risaltare la violenza subita in ogni particolare, dai drappeggi degli abiti femminili, al sangue di Oloferne (o forse di Agostino) che imbratta le lenzuola bianche.

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Il successo artistico che Artemisia Gentileschi riscontrò a Firenze fu subito totale: Cosimo II dei Medici le aprì le porte di Corte e mi preme segnalare che fu la prima donna a essere accolta nella prestigiosa Accademia di disegno di Firenze.

Grazie alla sua arte fu una donna indipendente, soprattutto sul piano economico, anche se, proprio come Caravaggio, cadde dopo la morte in un lunghissimo oblio. Fu rivalutata solo nel 1950, dal grande storico dell’arte Roberto Longhi, diventando poi negli anni Settanta una figura simbolo del femminismo e del desiderio femminile di emancipazione dal potere maschile.

La città di Roma le dedica oggi una mostra dal titolo “Artemisia Gentileschi e il suo tempo”, a Palazzo Braschi, tra Piazza Navona e Corso Vittorio Emanuele: 95 opere e due filmati, provenienti da diversi musei internazionali, che tracciano un percorso che svela gli aspetti più autentici dell’artista, mettendola a confronto con colleghi  a lei affini. La mostra resterà aperta fino al 7 maggio ed è visitabile dal martedì alla domenica, dalle ore 10 alle 19.

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3 commenti

  1. L’ha ribloggato su donnenellastoria by Paola Chiricoe ha commentato:
    Le donne sono forti e la forza di Artemisia la si comprende prontamente nel suo dipinto successivo, fra i più famosi, “Giuditta che decapita Oloferne” (1612-13), dove la violenza subita dall’artista prende forza e rivalsa in maniera impressionante. Giochi di luce e ombra fanno risaltare la violenza subita in ogni particolare, dai drappeggi degli abiti femminili, al sangue di Oloferne (o forse di Agostino) che imbratta le lenzuola bianche.

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  2. Thanks for this Martina. I have known about Artemisia Gentelleschi for many years and have always loved her work. For her, biblical themes themes became allegories for personal incidences of abuse. As a skilled artist, she managed to fight her way to acceptance and recognition as one of the great painters of the Baroque. I think her “Annunciation” is one of my favorites. In this painting I see her striving to yield to a sense of purity and even levity, much in contrast to the weight and magnitude of her usual themes. I wish I could be in Rome for his exhibition and hope it travels to New York.

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