Qualche giorno fa ho accompagnato mia madre in un negozio di abbigliamento e, a differenza dello stereotipo che vuole stuoli di uomini annoiati ad aspettare le fidanzate\amiche\sorelle o chissà chi altra, ho fatto da spettatrice seduta in una sedia accanto al camerino. Ho scoperto che durante questi momenti è possibile, a volte, poter osservare esemplari che rasentano il caso umano, ed è proprio quello che mi è accaduto: Una donna, suppongo sulla 40ina, ha chiesto alla commessa un costume da bagno a due pezzi, con una caratteristica che ha scatenato ilarità e giubilo, ovvero la vita alta.
La commessa, una ragazza poco più che maggiorenne, a questa indicibile richiesta è scoppiata a ridere, sottolineando che le vecchie usano questo genere di slip e che loro avevano a disposizione solo costumi giovanili. Ha iniziato così a prendere diversi modelli con tanga, brasiliane e via dicendo. La donna ha ribadito quello che voleva e, all’ennesimo sguardo canzonatorio, ha salutato ed è uscita dal negozio. Non contenta di tutto ciò, l’educata commessa è andata di corsa dalla sua collega a raccontarle l’accaduto e insieme hanno iniziato a fare considerazioni del tipo: “Perché non indossa un burqa”, “Prima mangiano come vacche e poi cercano costumi che nascondono la pancia” e via discorrendo.
Nel frattempo mia madre è uscita dal camerino fiera del vestito che stava provando e di come le stava. Le ho detto di lasciar perdere l’abito, di cambiarsi e ho salutato dicendo che cercavamo roba meno giovanile e che avremmo provato a vedere in un museo.
Ogni volta che mi trovo di fronte a situazioni del genere, resto sempre allibita, un senso di disagio mi pervade e mi vaga per la testa una domanda:
Noi donne, siamo veramente libere?
Non sempre i\le commess* protagonist* di tali episodi sono in lizza per il\la buzzurr* dell’anno, quella descritta è un caso su mille. Però capita che incontri qualcun* che quando fai delle richieste ritenute “strane”, tende a farti notare che dovresti dirottare i tuoi gusti altrove poiché le tendenze del momento sono altre.
Qualcun* mi dirà che è normale che mi venga proposta la merce a disposizione, bisogna vendere, è il mercato, baby! Ma mi spiegate perché, quando chiedo dei pantaloncini corti altezza ginocchio, mi sbattono davanti dei mini shorts like mutanda? E perché, quando dico che non mi piacciono e non sono quelli che cercavo, vengo guardata come una disadattata? Non mi piacciono gli spacchi inguinali e non amo far prendere aria alle mie tette, perché mi devo costringere a farlo? La scelta dove sta?
Io non mi sento per niente libera, mi viene imposto come dovrei vestirmi, truccarmi e comportarmi e quando rifiuto una qualunque regola non scritta della fashion victim, vengo ripresa ed etichettata come quella strana. Più volte mi è stato detto che vesto come una suora (nonostante abbia sempre manifestato apertamente il mio amore nei loro confronti), che dovrei valorizzarmi di più seguendo i dettami della moda: “Questi mini-shorts ti starebbero benissimo, hai le gambe lunghe!”; “perché non vesti di giallo? è il colore del momento” e ancora “Le cose belle si devono vedere, perché le nascondi?”. Solitamente rispondo a tutto ciò con un universale: “fallo mettere a tua zia”, così, oltre a darmi della disadattata mi dicono anche che sono una persona scorbutica.
La società, per quanto possiamo pensare di essere liberi, attraverso la moda impone degli standard che siamo obbligati a rispettare e alcuni degli atteggiamenti su descritti te lo sussurrano sibillinamente all’orecchio. Ci vogliono scoperte imponendoci anche di rispettare tutte le varie caratteristiche: guai a far vedere un pelucchio, una ricrescita o al non avere le gambe sbrilluccicanti come Edward Cullen al sole e via dicendo. Per non parlare poi di altri terribili “mostri” quali la cellulite, un po’ di pancetta ecc ecc… Se ne sei affetta, mi dispiace, ma devi nasconderti, non li puoi mica mostrare al mondo, devi coprirti! Niente abitini succinti, niente minigonne, al bando gli shorts, brucia i leggings e a mare vai arrotolata in una tenda, mica vorrai indossare un bikini?
Insomma, in tutto questo teatrino dell’assurdo Samuel Beckett fa un inchino e va raccogliere pomodori, anche perché, non dimentichiamoci che, nonostante i vari dettami, nella malaugurata ipotesi qualcuno faccia un commento volgare (o peggio ancora, stupri una donna), la prima cosa che si controlla è l’ abbigliamento. Indossavi degli shorts? Troia! Te la sei cercata! Non li indossavi? Allora di sicuro il tuo atteggiamento, anche se gli hai gridato contro di lasciarti stare, ha fatto intendere qualcosa… insomma, è colpa tua!
Quindi, alla luce di tutto ciò, io rivendico il dimenticato diritto di indossare i mutandoni ascellari! E oltre a questi, tutto quello che mi pare! Di entrare in un negozio e chiedere un costume a vita alta senza che la commessa mi scoppi a ridere in faccia. Di poter dire che un indumento non mi piace ed evitare di trovare qualcun* che cerchi di farmi il lavaggio del cervello per convincermi del contrario. Di decidere di coprimi e scoprirmi come e quando voglio, senza nessun* che me lo suggerisca.
Non voglio che sia la moda a scegliere per me cosa io debba indossare, voglio essere libera di mettermi quello che mi pare senza essere etichettata in nessun modo, sia che indossi un mutandone o una scollatura che arrivi all’ombelico, le famigerate e detestate ballerine o un tacco a spillo.
Insomma, voglio avere la libertà di scegliere i miei abiti senza nessun* che si arroghi il diritto di dirmi cosa sembro o come dovrei vestirmi, ed evitare che un giorno Enzo Miccio mi gridi dietro: “Ma come ti vesti!?“
Pin@
Leggi anche:
nel mondo che mi sono creata per sopravvivere e essere serena (abbastanza) il pigiama è l’unico indumento che esiste (però di vari colori e pupazzi) e le commesse sono un fenomeno da baraccone a cui lanciare le noccioline. ❤
"Mi piace""Mi piace"
Quello che ogni volta cerca di rifilarmi vestiti di ogni genere in realtà è un commesso! 😀
Io ai pigiami ho sostituito le tute e le magliette con scritte e disegni vari! 🙂
"Mi piace"Piace a 1 persona
Per anni la scelta delle mutande è stato uno dei miei problemi, inizialmente, mi facevo convincere, mi vendevano di tutto, ma erano sempre scomode, anche perchè io porto quasi esclusivamente i pantaloni, al lavoro ero quasi sempre a sedere tutto il giorno, arrivavo a sera, avevo le mutande in culo. Espongo il mio problema alla commessa, mi voleva vendere un paio di mutande con un’apertura d’avanti, – sono simpatiche- mi diceva- non mi devono far ridere- rispondevo. Per farla breve quando porto i jeans mi metto i boxer da uomo, cotone o filo di scozia, sono comode e costano poco a confronto a quelle a pantaloncino per donna.
Di costume, ho un costume unico, tutto un pezzo, e unico che mi sta,
"Mi piace""Mi piace"
Ciao Ida, grazie per il tuo commento! 🙂
Io ormai con i costumi ho rinunciato…per fortuna vado pochissimo a mare e cerco di sfruttare al massimo l’unico costume per me decente, acquistato anni fa…
è incredibile come, per quanto ci fanno credere di essere liber*, non possiamo scegliere seguendo i nostri gusti!
"Mi piace""Mi piace"
Che bel post. La società ci dice continuamente che noi occidentali siamo “libere” (mica come quelle “poverette” che devono mettere il burqua o anche solo il velo) però poi se non hai il corpo di Barbie e non vai in giro sempre un po’ scoperta sei “una poveretta”, una “bigotta” e una “retrograda” ridicola.
Ormai la mutanda del costume è sempre un tanga o una brasiliana striminzita, i pantaloncini, che dovrebbero servire a star fresche e comode, sono delle scomodissime mutande di jeans etc. etc.
La “mercanzia” deve sempre stare in mostra, anche perchè, come ammettono molte donne, se in un locale non vanno con abbigliamento sexy vengono sempre ignorate. Addirittura anche sul posto di lavoro conviene essere vestite in modo un po’ seducente perchè capi e clienti uomini non sono capaci di non farsi influenzare.
Si esaltano sempre pop star e attrici che vanno in giro mezze nude, dicendo che questo è “potere femminile” ma la verità è che se un’artista donna deve esibire anche il corpo per avere successo o comunque se lo fa le sue possibilità aumentano a dismisura.
Davvero questo è così femminista e paritario? Gli uomini vanno in giro quasi sempre “dignitosamente” coperti, non hanno bisogno di mostrare il sedere o “il pacco” o di andare in giro a camicia aperta. Noi per essere pienamente accettate dalla società e per attirare l’attenzione dell’altro sesso dobbiamo andare in giro molto più nude. Se non lo facciamo la società ci deride o ci ignora. Dove sta la libertà? Certo non ci lapidano, meno male, ma derisione o indifferenza sono dei condizionamenti potentissimi.
Poi però come hai detto tu, se veniamo molestata o assaltate, il pantaloncino-mutanda MUST HAVE fino a 5 minuti prima, diventa istantaneamente uno strumento di tentazione che abbiamo scelto di indossare con diabolica lucidità al fine di provocare gli uomini.
in sostanza prima la moda e la società ci spingono ad andare in giro sempre un po’ scoperte per il piacere maschile, se però l’uomo molesta o stupra, allora quello stesso abbigliamento diventa “una colpa” e la responsabilità 100% nostra.
"Mi piace""Mi piace"
Concordo in toto con quanto scrivi…
grazie per le tue riflessioni! 🙂
"Mi piace""Mi piace"
Quanto hai ragione.
Riporto qui cose che ho scritto su facebook.
1) Per convenzione sociale, il petto maschile può essere mostrato senza problemi, mentre mostrare quello femminile è considerato inaccettabile.
Di conseguenza, le maglie e magliette per gli uomini dovrebbero essere indifferentemente accollati o scollati, mentre quelle per le donne dovrebbero essere tutte accollate, per evitare di mostrare accidentalmente questa parte del corpo la cui esposizione non è socialmente accettata.
E invece no! Avviene l’esatto contrario! Maglie scollate per gli uomini non se ne vede quasi nessuna, mentre per le maglie femminili la scollatura (magari non eccessiva, ma comunque sempre maggiore rispetto a quelle per uomini) è quasi la norma. Non ha senso.
2) Come te, detesto che mi si impongano capi d’abbigliamento che scoprono parti del corpo che io vorrei coprire. E non si tratta solo di buon gusto, ma anche di freddo. I pantaloni a vita bassa, ad esempio, che per anni sono stati gli unici disponibili sul mercato, mi facevano prendere freddo alla pancia e alla parte bassa della schiena, rovinandomi la digestione e facendomi venire dei dolori per il freddo. Ora invece è il momento di patire il freddo alle caviglie, perché qualche genio ha deciso che era il momento di sostituire la produzione di pantaloni lunghi con quella di pantaloni unghezza “acqua in casa”. Per non parlare degli anni in cui andava di moda indossare una dolcevita leggera, con sopra coprispalle o maglioni senza maniche, così, giusto per far prendere freddo alla pancia/schiena o alle braccia.
E mi raccomando, tutti a dire quanto fossero pecoroni i giovani che indossavano pantaloni a vita bassa per seguire la moda… nessuno che dicesse niente contro chi questa moda l’ha imposta semplicemente impedendo (o limitando drasticamente) la produzione di pantaloni a vita non bassa.
3) Come ci deve essere libertà di scoprirsi, così ci deve essere libertà di coprirsi. Il corpo è mio e se voglio mostrarlo, lo mostro, se non voglio mostrarlo, non lo mostro.
4) La soluzione sarebbe fare un corso di sartoria, avere tanto tempo libero, e farsi gli abiti da sole.
"Mi piace""Mi piace"
Grazie per le tue riflessioni 🙂
Guarda, ad avere il tempo un corso di sartoria me lo farei più che volentieri! 😀
"Mi piace""Mi piace"