Il 25 aprile, sul canale egiziano Al Hadath al Youm, la giornalista Rania Yassen ha commentato:
“Voglio dirvi una cosa: tutto questo interesse per il caso Regeni a livello internazionale, come in Gran Bretagna e Usa … Tutto ciò indica una sola cosa: siamo davanti ad un complotto! Come se Regeni fosse il primo caso di omicidio in tutto il mondo! … all’inizio francamente sentivo pietà nei suoi riguardi, adesso basta, che andasse al diavolo!”.
Di Giulio Regeni abbiamo già parlato qui.
Questo commento mi ha lasciata senza parole per la cattiveria con cui si minimizza e si normalizza la violenza.
Il 26 aprile è stato arrestato Ahmed Abdallah, presidente della Commissione egiziana per i diritti e le libertà, ong che offre consulenza ai legali della famiglia Regeni. Nella stessa ondata di arresti è stata internata anche l’attivista Sanaa Seif.
Il regime non finge più, si dedica a soffocare nella violenza qualsiasi movimento per i diritti umani.
In questo momento sconvolgente, un pensiero in particolare va allo strazio dei genitori di Giulio, che affrontano il dolore inimmaginabile di vedere il loro figlio ucciso. Ucciso da tutto il male del mondo, senza pietà, senza verità.
Non smettiamo di chiedere, la violenza non deve essere minimizzata né normalizzata, ma isolata, e rigettata senza appello.
#VeritàperGiulio