Toglimi le mani di dosso- Il libro che denuncia le molestie sul lavoro

Secondo i dati Istat, in Italia, 1 milione e 308 mila donne tra i 15 e i 65 anni, nell’arco della vita, sono state vittime di violenze, ricatti e stupri sul posto di lavoro. Eppure tutto ciò rappresenta quasi un tabù e una vergogna che spinge tante donne a non denunciare i fatti avvenuti. I due terzi delle vittime cambiano lavoro, alcune rinunciano addirittura alla propria carriera.

Olga Ricci, nome di fantasia, è una giovane giornalista italiana. Mente brillante con anni di studio e gavetta alle spalle, spirito volenteroso, un sogno nel cassetto e la speranza che, anni di sacrifici e studio, la potessero ricompensare. Purtroppo così non è stato, e Olga si è dovuta scontrare per mesi con avances e ricatti sessuali da parte del direttore del giornale presso cui lavorava, in attesa di un contratto sempre promesso. Le continue pressioni e molestie l’hanno portata a mollare tutto e a licenziarsi. Attualmente lavora come freelance per varie testate ma ha deciso di abbattere il muro di ipocrisia e silenzio che circonda i luoghi di lavoro denunciando tutto quello che ha vissuto.

Inizialmente ha raccontato le sue vicende, e quelle di molte altre donne che hanno deciso di scriverle, all’interno di un blog Il porco al lavoro. Oggi la sua storia è un libro Toglimi le mani di dosso, uscito il 10 settembre per Chiarelettere.

Toglimi le mani di dosso Copertina
Toglimi le mani di dosso Copertina

Olga, nel suo libro, denuncia apertamente le violenze sul lavoro e racconta il tutto attraverso gli occhi di chi vive la precarietà. Non si parla infatti solo di molestie, ma anche di una meritocrazia che non esiste, di abuso di potere, di un sistema corrotto che premia chi può “vantare” conoscenze importanti, l’appartenere a una famiglia rinomata o “l’essere l’amic*, il\la cugin*, il\la figli*… di…”; e, infine, delle discriminazione di genere che le donne sono costrette a subire. Il lavoro femminile, purtroppo, spesso viene svalutato e in alcuni casi è considerato quasi come un capriccio: l’importante è che lavori e si realizzi l’uomo.

All’inizio leggiamo di una ragazza un po’ provata dai continui contratti da 6 mesi ma con la speranza che finalmente le sue fatiche possano ottenere una giusta ricompensa. Alla fine, in seguito alle varie vicende, troviamo una donna rassegnata, piena di rabbia, frustrata e devastata psicologicamente dall’omertà dei\delle collegh* e dalle angherie subite dal proprio direttore in quanto ha deciso di non voler scendere a ricatti con lui per inseguire la sua carriera.

Olga si è dovuta scontrare con l’indifferenza e il menefreghismo di chi aveva le armi per poterla aiutare ma che si è tirat* indietro per paura delle ripercussioni o  perché dava poco peso ai fatti accaduti.  Ha dovuto affrontare tutto da sola poiché i suoi colleghi e le sue colleghe, nonostante sapessero quanto accadeva, facevano finta di non vedere nulla o etichettavano il tutto come un comportamento normale o, addirittura, come una chance in più. Ridevano alla battute sessiste del direttore, giudicavano Olga come una bacchettona e la criticavano per il suo voler inseguire degli ideali senza scendere a compressi. Persino le colleghe che ricevevano il suo stesso trattamento hanno preferito tacere, voltandole le spalle e puntandole il dito contro. Nonostante tutto Olga ne uscirà da combattente.

Ogni  pagina  rappresenta  un vero e proprio pugno nello stomaco. Credetemi! Ho letto questo libro con rabbia e sgomento. Spero che possa arrivare a tante donne nella medesima situazione e che le possa aiutare ad uscire da un mondo di ricatti e compromessi,  che le incoraggi a  dire no, che le sproni a non avere paura e, soprattutto, che serva a smuovere le coscienze di chi assiste e sottovaluta determinati atteggiamenti vedendoli, finalmente, per quelli che realmente sono.

Rosa Luxemburg diceva che: “ Il primo gesto rivoluzionario è chiamare le cose con il loro vero nome” e Olga Ricci ha dato un nome al malessere che deriva da tutti quei comportamenti sul posto di lavoro non voluti come battute a sfondo sessuale, massaggi sulle spalle, mani sui fianchi, complimenti imbarazzanti davanti ai colleghi, attenzioni non volute, ecc.. ecc.. : VIOLENZA SUL LAVORO.

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8 commenti

  1. L’importanza di questo libro, che parla di un fenomeno, molto diffuso, conosciuto da tutti e tutte per esperienza diretta o per conoscenza dei fatti. Ma nessuno ne parla, quindi non esiste. Bene Olga ha iniziato a parlarne e altre che dal suo sito hanno dato voce alle loro esperienze, fino ad allora rimaste chiuse nell’intimo, perché la vittima di queste vessazioni, non ne parla, perché si vergogna, perché è incredula, è sconcertata, da un’esperienza che l’ha scompaginata totalmente e non la può narrare. Perché il “porco” o lo “stronzo” termine che preferisco anche per rispetto dei suini che fondamentalmente sono simpatici, ma usando uno spazio non mio, continuerò a chiamarlo “porco”.
    Dicevo il “porco” usa il suo potere, meglio sarebbe dire abusa del suo potere in maniera subdola, stando molto attento a non commettere errori, le sue azioni diventano non perseguibili o non dimostrabili, fa in modo che la vittima si senta in colpa, più si sente in colpa, più può essere vessata e umiliata.
    Tutto questo viene tollerato, perché serve a tenere le donne lontane a certi incarichi, non a caso se si guardano le statistiche le più soggette alle leggi del “porco”, sono diplomate o laureate, raramente si rivolge a donne che svolgono lavori più umili e meno qualificati.
    Serve a tappare le ali alle ambizioni delle donne a sminuire la professionalità femminile. E in questa strategia partecipano anche i media. A cosa servono le quote rosa se poi delle donne in parlamento si deve parlare solo del look, se è scopabile o no o di come lecca un gelato?

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  2. […] Secondo i dati Istat, in Italia, 1 milione e 308 mila donne tra i 15 e i 65 anni, nell’arco della vita, sono state vittime di violenze, ricatti e stupri sul posto di lavoro. Eppure tutto ciò rappresenta quasi un tabù e una vergogna che spinge tante donne a non denunciare i fatti avvenuti.  Ne abbiamo  parlato tempo fa con il libro della giornalista Olga ricci, Toglimi le mani di dosso. […]

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  3. […] Secondo i dati Istat, in Italia, 1 milione e 308 mila donne tra i 15 e i 65 anni, nell’arco della vita, sono state vittime di violenze, ricatti e stupri sul posto di lavoro. Eppure tutto ciò rappresenta quasi un tabù e una vergogna che spinge tante donne a non denunciare i fatti avvenuti.  Ne abbiamo  parlato tempo fa con il libro della giornalista Olga ricci, Toglimi le mani di dosso. […]

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