Tempo fa parlai di Carol Rossetti e del suo progetto Mulheres nato per andare a sdoganare molti stereotipi con i quali tante donne si confrontano quotidianamente. Allo stesso modo Kaol Porfírio, tramite il progetto Fight like a girl, vuole riappropriarsi della frase “Combatti come una donna” utilizzandola come un elogio nei confronti di tanti personaggi femminili (reali e non) che tutt* conosciamo essere forti e capaci.
La frase “combatti come una donna” spesso viene utilizzata in modo dispregiativo per andare a sminuire le capacità del soggetto a cui si ci rivolge. Kaol riprende questa frase e, raccontandone la vita, associa il nome di una donna. Ritroviamo così Rosa Parks, le Pussy Riot, Bat Girl, Hermione Granger, Malala, Arya Stark ecc ecc.
Le donne trattate sono forti, capaci e intelligenti. Nessuna di loro è rimasta passiva in attesa che arrivasse qualcuno a sovvertire la sorte. Tutte hanno sempre combattuto per vedere riconosciuti i propri diritti e difendere le proprie idee. Donne che oggi rappresentano dei punti di riferimento e delle fonti di ispirazione per molte.
Kaol Porfìrio, in un’intervista, dichiara: “ E’ certo che noi donne siamo poco – e molto spesso male – rappresentate nei giochi, nei film e nelle serie tv. Sono poche le donne di cui possiamo essere orgogliose, che non sono ipersessualizzate, che sono protagoniste o sono un personaggio principale”.
Le espressioni …come una donna, …come una femminuccia, sono spesso associate ad una qualunque azione e vengono usate come un insulto. La donna viene vista come goffa, debole, incapace e a tratti ridicola. Non è la prima volta che si tenta di andare a debellare la negatività di queste espressioni e di mettere in evidenza la diversa percezione che si ha di queste frasi in base all’età e al sesso. In passato ci ha provato P&G con uno spot che in rete è diventato virale:
Il video mostra la documentarista Laureen Greenfield intenta in un esperimento sociale: dare all’espressione “like a girl” (nell’accezione negativa di “come una femminucia”) un significato di forza e femminile determinazione.
Fonte: qui
P.s. : Per rimanere informat* sulle nuove vignette della nostra Kaol la potete seguire qui.
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guarda un po’ qua…. hai ricevuto una nomination!!! https://nonsololeggenda.wordpress.com/2015/07/10/fmtech-award/
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Grazie!!! :*
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Mi ha fatto venire in mente un episodio della mia adolescenza, in cui l’espressione “non fare la femminuccia” ha assunto un significato prima ilare e poi del tutto inaspettato.
Non ho il dono della sintesi perciò spero che avrai pazienza.
Al liceo che frequentavo le ragazze e i ragazzi facevano educazione fisica separatamente ma grazie agli stereotipi il liceo classico è frequentato da pochi rampolli e molte belle bimbe così, nella mia classe e nell’altra abbinata alla nostra sezione per l’ora di ginnastica c’erano solo due ragazzi. Non potendo chiedere al professore di fare lezione solo a quattro persone gli affidarono anche noi ragazze.
Non abbiamo mai capito se davvero lui non fosse abituato a fare lezione a delle ragazze ma sembrava dimenticarlo e ci trattava come i ragazzi, arrabbiandosi se non potevamo fare lezione per il ciclo e urlando ogni volta che non mettevamo forza e decisione nell’affrontare gli esercizi: “NON SEI MICA UNA FEMMINUCCIA!” All’inizio questo atteggiamento ci ha indignate, certo che eravamo femminucce! Poi divertite perché in effetti si, eravamo femmine. Il professore rideva insieme a noi ma non ci dava un istante di tregua e ripeteva che non ci mancava nulla perché facessimo gli stessi esercizi dei ragazzi e così, un bel giorno abbiamo smesso di essere femminucce e ci siamo trasformate in ragazze orgogliose! Eravamo le uniche della scuola a sapere di avere un potenziale uguale a quello dei compagni maschi e questo ci inorgogliva, ci sentivamo forti e lo eravamo perché anche se con l’aiuto di una pedana avevamo saltato la cavallina e fatto il salto con l’asta ecc. anche perché quell’appassionato di sport ad ogni “io non ce la posso fare” urlava che gente in sedia a rotelle giocava a pallacanestro e correva alle olimpiadi, perciò noi potevamo fare tutto. So che in qualche modo quel professore usava un linguaggio pieno di stereotipi ma in realtà è stata la prima persona a svelarmi cosa significasse “parità dei sessi”.
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Beh, in effetti questa persona ha usato un linguaggio pieno zeppo di stereotipi però comunque vi ha messo sullo stesso piano dei vostri compagni. Ed è importante! A me spesso è capito di incontrare gente che determinate attività sportive non le faceva fare o non le consigliava alle donne. (vedi il karate e affini)
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Si. Credo che questa esperienza mostri anche come spesso il condizionamento sia forte e operi anche in chi, di fatto, considera uomini e donne alla pari. Tant’è che le azioni hanno contraddetto le parole.
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