Principesse Disney fra stereotipi e sessismo

Qualche tempo fa in collaborazione con Vinca, amica blogger, scrissi un articolo riguardante il mondo delle Principesse Disney e l’imperante sessismo presente in alcuni cartoni. In seguito ad alcuni commenti e opinioni nati dalla pubblicazione di Principe azzurro? No Grazie voglio riproporvi le nostri riflessioni nelle quali vengono analizzate singolarmente alcune pietre miliari del fatato mondo Disney.

La Disney nelle sue pellicole ha spesso proposto favole antiche, (pensiamo a Biancaneve dei fratelli Grimm datata 1812) dove volenti o nolenti il ruolo e la figura della donna, anche nella vita reale, era  subalterno a quello dell’uomo. E’ normale trovare perciò storie di donne che nella propria vita altro non vogliono che trovare marito, essere madri e non avere altre ambizioni.

E allora? Queste femministe criticone cosa vogliono?

Le femministe criticone fondamentalmente non ce l’hanno con happy ending, anzi.. ben venga il ….e vissero felici e contenti.

Le Brave Bambine...Vengono infatti criticati alcuni dei messaggi lanciati dalle vecchie favole. Messaggi che sono attualizzati e resi ancora più forti dal selvaggio merchandising che ruota intorno a questi cartoni. Oggi non vogliamo vedere donne sottomesse e passive o storie incentrate sulla bellezza della protagonista. No! Ma molti dei giochi che le brave bambine dovrebbero possedere richiamano le vecchie principesse della Disney! Molte frasi che spesso si dicono ad una bambina riprendono la “visione principesca” che la vogliono come buona, mite, dolce e remissiva.

Principesse Disney

La Disney negli anni si è evoluta, trasformando i propri personaggi; si è impegnata ad offrirci delle vere e proprie eroine, donne che hanno un happy ending diverso da quello a cui siamo abituati. Pensiamo a Merida, Mulan o Elsa. Personagge straordinarie! Che riescono a lanciare messaggi attuali! Ben diverse da una Biancaneve o da una Cenerentola, che aspettano passive l’arrivo del principe azzurro che le salverà da morte certa solo perché belle e buone.

Merida e i problemi di integrazione
Merida e i problemi di integrazione

La Disney si è evoluta, gli stereotipi no! 

Quindi, le femministe criticone non hanno subito alcun trauma infantile dalle principesse Disney, semplicemente criticano l’attualizzazione di messaggi e visioni che appartengono ad un mondo ormai passato. E soprattutto non vi stanno dicendo di bandire questi cartoni dalle vite de* vostr* piccol*, bensì di aiutarl* nella loro comprensione e interpretazione facendo capire che alcuni valori, miti e visioni sono antiquati.


Principesse Disney fra stereotipi e sessismo

Chi di noi, da bambin*, non è stat* parcheggiat* per qualche ora davanti al televisore in compagnia di una bella videocassetta della Disney? Magari quando mamma cucinava una cena per quattro persone mentre stendeva il bucato e contemporaneamente passava l’aspirapolvere e il babbo se ne stava tranquillo in poltrona a leggere il giornale? Stiamo scherzando. Però è vero che gli stereotipi sessisti assorbiti durante l’infanzia sono i più duri a morire, in quanto il cervello dei bambini in questa fase è estremamente plastico, quindi maggiormente ricettivo agli stimoli provenienti dall’ambiente esterno, e tuttavia sprovvisto degli strumenti necessari a filtrare le informazioni di cui viene bombardato. Come risultato, i dati immagazzinati in questo periodo della crescita sono tenacemente ancorati alla nostra memoria e diventano pertanto parte integrante del nostro essere persone. Sono sicura che moltissimi tra di noi ricordano ancora alcune delle poesie imparate durante le scuole elementari, mentre è molto più difficile richiamare alla mente quelle apprese durante le scuole superiori. Troppo spesso, tuttavia, le peculiari caratteristiche del cervello in crescita vengono ignorate da chi si occupa della tv per bambini/ragazzi, con il risultato che questa propone programmi grondanti stereotipi sessisti, stereotipi che solo una piccola parte di chi li ha passivamente subiti durante l’infanzia riuscirà a scardinare durante la vita adulta.

I cartoni della Disney, indubbiamente, trasmettono un sacco di messaggi positivi: possono spronare nell’essere altruisti e\o ottimisti,nell’impegnarsi in quello che si fa, nel cercare di cambiare il proprio destino, ecc ecc.. Ma nel 90% dei casi la bellezza delle protagoniste e il lieto fine con l’amore finalmente conquistato sono i temi preponderanti. Il messaggio trasmesso è che trovare l’amore della propria vita è lo scopo per una donna e la bellezza è il mezzo per conquistarlo.

Principesse Disney
Principesse Disney

Le figure femminili che appaiono in queste storie propongono modelli superati dall’attuale realtà sociale , infatti oggi le bambine vivono un vita dinamica, studiano, fanno sport ecc … , ma nelle favole e nei racconti le fanciulle restano fragili ed indifese in perenne attesa del principe azzurro che, con tanto di collant, piuma e cavallo, venga a sollevarle dalla loro -quasi certa- situazione di degrado al fine di ingravidarle e farle così vivere nel tanto agognato …e vissero felici e contenti ( perché ogni tanto qualche storia non si conclude con un: …e diventarono cari amici ? )

Regina Grimilde
Regina Grimilde

Si narra, nella maggior parte dei casi, di donne/bambine vanitose, unicamente interessate della loro bellezza, con un’innata predilezione per i guai a causa della loro stupidità mista ad un’immancabile ingenuità; mancano del tutto le donne intelligenti, coraggiose, attive, leali e nel momento in cui sono presenti, rappresentano in genere figure negative , invidiose, che vivono nell’ombra e utilizzano i poteri magici per commettere atti malvagi. (Vi rendete conto del potenziale da chimica che hanno le varie streghe e streghine?)

Ursula
Ursula

Importante è perciò la presenza dei genitori i quali devono evidenziare ai propri figli i vari aspetti che possono avere le storie disney: esistono esempi di dipendenza , forza e coraggio da parte dei personaggi femminili i quali però troppo spesso vengono completamente nascosti dalle virtù ( ma secondo chi?) quali la rassegnazione, l’umiltà o l’essere eccessivamente buoni e via dicendo; virtù che spesso risultano essere alquanto costrittive.

La caratteristica che subito si coglie nelle principesse Disney è ovviamente la bellezza ed è sempre compito dei genitori far capire che questa caratteristica non è un merito, né una condizione necessaria e sufficiente alla quale bisogna adempire ( spesso il messaggio lanciato da questi cartoni è esattamente l’opposto) .

È quindi di fondamentale importanza aiutare queste giovani menti a capire che la bellezza non è tutto affinché, crescendo, questa caratteristica non diventi un’esigenza per essere socialmente accettati ( condizione che in Italia esiste e persiste).

Con questo post vogliamo analizzare alcuni degli stereotipi sessisti veicolati da alcuni dei più famosi cartoni animati della Disney, mettendo in evidenza i pregi e i difetti di ogni principessa che spesso e volentieri rappresentano i modelli ai quali si ispirano numerose bambine.

Di seguito vengono descritte alcune principesse:

BIANCANEVE (1937). Leggiadra fanciulla dalla pelle bianco latte con boccolosi capelli neri corvino. Dotata di una spiccata indole francescana, diletta con la sua voce soave gli animali vicino lei. Essendo stata insignita del titolo “La più bella del reame”da uno specchio parlante, è costretta alla fuga dall’invidiosa matrigna desiderosa del suo cuore. Fortunatamente trova aiuto nel guardiacaccia, riuscendo così a fuggire nei boschi. Occupa abusivamente una casetta, godendo per un breve periodo del diritto di usufrutto. Dopo aver dimostrato ai sette nani minatori di saper pulire e cucinare, ottiene l’incarico di colf che svolgerà senza retribuzione e contributi pagati. Biancaneve inizia perciò una vita nuova cucinando, pulendo e badando alla casa dei nani mentre loro cercano i diamanti nella miniera, e alla sera cantano, suonano e ballano. La malefica strega scopre che Biancaneve è ancora viva, ed essendo fan del motto chi fa da sé fa per tre , si reca nel bosco, dopo essersi trasformata in un’ orribile vecchina, per ucciderla. Giunta nei pressi della casetta, riesce a convincere l’ingenua fanciulla nel mordere la famigerata mela dei desideri ( ma nessuno le ha insegnato di non accettare caramelle dagli sconosciuti?) cadendo così in un catatonico stato di pseudo morte. Successivamente è un susseguirsi dei soliti eventi: la strega muore, il solito principe cerca moglie innamorato della voce della principessa la trova, la bacia e ……vissero felici e contenti.

Che dire di questa principessa? Ingenua fanciulla, incapace di badare a se stessa, con una spiccata propensione per i guai ( persino gli uccellini avevano capito che la vecchina era la strega sotto mentite spoglie) e con un unico sogno : il principe con il cavallo che andrà a recuperarla e la porterà nel suo fantastico castello, con mille stanze da pulire,al fine di ingravidarla .

Dina Goldstein- Biancaneve

Dina Goldstein- Biancaneve

CENERENTOLA (1950). Una delle principesse più amate della storia della Disney. La povera, scalognata, virtuosa domestica e bellissima Cenerentola che viene costretta dalla matrigna e dalle sorellastre cattive, invidiose della sua sfolgorante bellezza, a lavorare come sguattera nella dimora di famiglia. Riesce a introdursi furtivamente al ballo del secolo grazie alla provvidenziale complicità di un gruppo di topi e di una fatina e ovviamente conquista l’ambito principe al primo sguardo. Poi si fa tardi, lei è costretta a fuggire senza dargli spiegazioni di sorta né un recapito di qualche genere, e perde la famosa scarpetta. Il principe, icona inconsapevole del movimento fetish, trascorre giornate intere trastullandosi con tale scarpetta, prima di essere folgorato sulla via di Damasco e stabilire di risolvere i propri dilemmi convolando con fanciulla il cui piedino la calzerà la pennello.

Gli stereotipi sessisti abbondano. C’è l’eterna rivalità/invidia tra donne. Il mito della bellezza femminile come chiave per spalancare ogni tipo di porta. La competizione per ottenere le attenzioni del maschio di turno e l’incapacità di lavorare in gruppo. L’esaltazione della figura femminile modesta che svolge i lavori più umili mantenendo intatta la propria purezza e virtù. L’idea che sarà l’incontro con l’Uomo Giusto a salvarci dai nostri guai e a cambiarci la vita.

Anche la figura del principe merita un appunto: che razza di idea della donna può avere uno che stabilisce di sposarsi dopo aver ballato una serata con una di cui non sa nulla se non il numero di scarpa? E che comunque sposerà chiunque riesca a introdurre il proprio piede in tale scarpetta, in maniera totalmente acritica e senza verificare se si tratta o meno della persona con cui ha effettivamente ballato?

Dina Goldstein- Cenerentola
Dina Goldstein- Cenerentola

AURORA (1959). La bella addormentata nel bosco. Un classico pieno di pathos, ammmore e ovviamente tanti stereotipi. Il re e la regina diun posto molto lontano, finalmente riescono ad avere una bimba, Aurora. Si preparano feste, balli ai quali vengono invitate tre fate che fremono di dare i loro preziosi doni ( considerati delle virtù… ma da chi? ) alla fortunata pargola: Bellezza e capacità canore. All’improvviso ecco sbucare la strega cattiva con tanto di corvo che le lancia una bella maledizione: “Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio… sarai così rincoglionita che, segregata e impossibilitata di parlare con alcuno, riuscirai a pungerti con un fuso e morirai!” Per fortuna Serenella non aveva ancora fatto il suo dono-virtù e così al posto di diventare un’ ottima casalinga, bella e con spiccate doti canore si addormenterà in un sonno profondo e potrà risvegliarsi solo nel momento in cui, uno spavaldo principe cerca moglie, non le somministrerà il bacio del vero amore per ottenere la formula del ….e vissero felici e contenti.

Aurora e Freddy Krueger
Aurora e Freddy Krueger

Il resto della storia è il classico iter seguito da tutte le favole: la principessa eccessivamente ingenua tocca il fuso e si addormenta, arriva il principe, uccide tutti i nemici, bacia la principessa e …. E vissero felici e contenti. Inutile ripetere i soliti stereotipi già elencati nelle storie precedenti. Importante è però il momento in cui vengono fatti i doni dalle 3 fate, doni , che come è stato già anticipato, rappresentano delle virtù:la bellezza ed il canto! Ma davvero una donna non può aspirare a niente di meglio? E se la principessa fosse stata meno piacente e magari dotata di un po’ di intelligenza che la mettesse in guardia dalle così evidenti malefiche streghe della storia?

Aurora
Aurora

ARIEL (1989). La storia è molto simile a quella di Cenerentola, e ne è per certi versi l’evoluzione, solo che lei è meno sfigata. La più giovane figlia del re degli abissi ha numerose sorelle, dalle quali non si sente molto compresa. Lei, infatti, prova un’attrazione fatale per tutto quello che proviene dalla terraferma e desidera ardentemente un paio di belle gambe. Salva la vita al principe di turno, inopinatamente sbalzato fuori dalla barca durante un nubifragio, e gli tiene compagnia intonando romanze marine mentre lui riprende conoscenza. Il ricordo della voce di lei rimane indelebilmente impresso nella mente di lui, che giura di sposare la proprietaria di quella voce tanto melodiosa (e ridaje!). Ariel decide quindi di ribellarsi all’autorità e al controllo paterno e baratta pinna e voce in cambio delle gambe con la medusa Ursula. Il principe tuttavia non la riconosce, e si infatua proprio della perfida Ursula, che nel frattempo ha assunto le sembianze di una bellissima donna dalla voce flautata. Ariel lotta con tutte le sue forze per l’uomo di cui è innamorata, ma la situazione sembra senza via di uscita. Il provvidenziale intervento del babbo di Ariel ha un ruolo cruciale e, in un crescendo di colpi di scena, Ursula sarà sconfitta e la nostra eroina sarà riconosciuta dallo sprovveduto principe grazie al recupero della sua voce e otterrà per sempre le gambe e con esse la possibilità di abbandonare il mare per trasferirsi definitivamente sulla terra.

Ariel Sushi
Ariel Sushi

Qui sono presenti tutti gli stereotipi già citati per Cenerentola e per il suo principe, con l’aggiunta del fatto che Ariel ha “molto” da perdere nell’abbandonare il mondo marino nel quale è principessa, e che non esita a farlo per mettersi assieme a uno che manco venti minuti prima si sarebbe tranquillamente sposato la sua perfida antagonista solo perché questa aveva la sua voce. L’elemento di novità è rappresentato dalla maggior tipizzazione caratteriale di Ariel: se è vero che la curiosità della sirena sarà la causa di tutti i suoi guai, non possiamo non apprezzare l’energia con la quale si ribella al padre e alle norme sociali marine, e la determinazione con la quale affronta, da sola, le conseguenze delle proprie scelte.

BELLE (1991). La bella e la bestia merita un discorso a parte, a mio avviso, in quanto descrive un fenomeno tristemente noto in ambito medico/psicologico con il nome di sindrome di Stoccolma. I soggetti affetti da tale sindrome hanno subito degli episodi violenti o comunque traumatici, quali possono essere il sequestro di persona o gli abusi ripetuti, e per un meccanismo di difesa detto “di identificazione con l’aggressore” manifestano sentimenti positivi, fino all’amore, nei confronti del proprio aguzzino, creando un legame di alleanza e solidarietà tra vittima e carnefice. Di aspetto grazioso e intelligenza vivace, Belle viene a tutti gli effetti sequestrata da un bestione che la maltratta e del quale inspiegabilmente finisce per innamorarsi. Ovviamente, questo “Amore” così spassionato intenerirà il cuore di lui e ne muterà pure l’aspetto fisico, trasformandolo -guarda caso- in un bellissimo principe. Il cartone animato suggerisce implicitamente come l’amore e la dedizione possano mutare un uomo violento e “bestiale” in un perfetto principe azzurro.

Belle
Belle

Non abbiamo assolutamente bisogno di veicolare questo tipo di messaggi in un paese come il nostro piagato dal fenomeno del femminicidio e dove per le vittime è sempre più difficile denunciare le violenze data la carenza di strutture e la penuria di risorse destinate a tutelare la loro incolumità.

JASMINE (1992). L’ulteriore evoluzione di quanto raccontato prima. Jasmine è una ricca e annoiata principessa, che si innamora di un poveraccio che la blandisce promettendole di farle conoscere un mondo che lui stesso non ha mai visto. Beata ingenuità.

Jasmine- Anche le principesse guardano in cagnesco
Jasmine- Anche le principesse guardano in cagnesco

POCAHONTAS (1995). Pocahontas è un po’ diversa dalle altre principesse, è ,come tutte ,una donna affascinante e bella. Alta, snella, atletica e voluttuosa spicca immediatamente per la sua prestanza. Ha una chioma corvina, lunga e ribelle. Dimostra di essere gentile, innamoratissima e amante della natura, è uno spirito libero e risulta essere molto coraggiosa e determinata . È, inoltre, molto fiera di essere un’indiana e dimostra un carattere forte e testardo. Insomma una principessa atipica ,capace di esprimere le proprie idee e non cascare nel mito del principe azzurro e del suo fantastico castello. L’unico lato negativo è rappresentato da una forte sessualizzazione e anche da una parziale erotizzazione dell’aspetto dell’eroina, ma questi sono aspetti che fortunatamente passano in secondo piano grazie alle caratteristiche positive che costruiscono il personaggio fra le quali anche la tempra e il coraggio.

Pocahontas
Pocahontas

MULAN (1998). Mulan rappresenta una perfetta eroina: è una giovane donna che , con l’intento di salvare il padre rimasto zoppo in guerra e per riscattare l’onore perduto in quanto considerata poco adatta a fare la moglie,si traveste da uomo e parte per il campo di addestramento militare.  Riuscirà, nonostante le tante difficoltà, a completare l’addestramento e guadagnare il rispetto dei suoi compagni grazie alla sua intelligenza. Ed è sempre grazie alla sua intelligenza che riesce a cambiare le sorti della battaglia a favore del suo esercito e a salvare la vita dell’imperatore.

Allenamento Mulan
Allenamento Mulan

Siamo perciò alla presenza di un personaggio femminile disney a dir poco atipico: una donna capace di badare a se stessa  e che grazie alla sua perseveranza, caparbietà ed intelligenza riuscirà a sconfiggere il nemico rappresentato dall’esercito unno. Una donna che già all’inizio della storia, è poco incline a piegarsi a quei ruoli che la società dei suoi tempi le imponevano : la moglie.

Il finale è scontato, il…e vissero felici e contenti è onnipresente, almeno non ci sono tanti castelli e palazzi da pulire!


Le principesse fin qui analizzate hanno sicuramente in comune l’eccezionale bellezza fisica, che viene sottolineata costantemente dalle parole e dai comportamenti degli altri personaggi, e che rappresenta il vero motore della storia. Infatti, è proprio la bellezza a suscitare negli altri protagonisti i sentimenti di amore e invidia che li porteranno all’azione e quindi a permettere lo sviluppo della trama del cartone. Il messaggio che ne deriva è che se una ragazza non è bella verosimilmente non susciterà nessun tipo di emozione nelle persone che le stanno intorno e quindi nella sua vita non succederà mai nulla di eccitante o degno di essere raccontato.

Le donne intelligenti e attive rappresentano in genere figure negative, invidiose, che vivono nell’ombra e utilizzano i poteri magici per commettere atti malvagi e far del male ai protagonisti impedendo in qualche modo il loro amore. Le protagoniste leali e positive, solitamente rappresentano  un ruolo femminile subordinato : sono belle, buone e gentili, ma poco adeguate alla sopravvivenza. Soprattutto, dipendono dall’arrivo del principe azzurro per diventare adulte realizzate .

Cattive Disney durante una bisca clandestina
Cattive Disney durante una bisca clandestina

Il principe,invece, dopo aver affrontato mille peripezie, combattuto contro mostri e draghi  e superato prove difficilissime, realizza il proprio scopo e la ricompensa che riceve è sempre la stessa: troverà l’amore, la felicità, la ricchezza per poi  un giorno diventare re , ovvero un adulto realizzato .

Screenshot_2015-01-19-01-16-19La maggior parte delle principesse delle favole rappresentano quindi dei modelli negativi e con una forte impronta maschilista e sessista poiché mostrano un modello di donna passiva, capace di riscattarsi solo in virtù dell’intervento maschile e senza del quale è costretta a vivere una vita degradante e triste,una donna che non sa salvarsi da sola, capace solo di essere bella, servizievole e di far innamorare il fantomatico principe. Insomma la donna è rappresentata come un essere incompleto, perennemente sottomessa e bisognosa di aiuto, come se non fosse capace di pensare a se stessa da sola.

Le favole sono ricolme di stereotipi che possono essere interiorizzati da chi le guarda:

  • L’immagine stereotipata della principessa può trasmettere alle bambine un senso di impotenza, di attesa passiva del principe azzurro che risolverà ogni problema. La povertà può essere invece vista  come una debolezza, un qualcosa di sbagliato a differenza invece della ricchezza che diviene addirittura un valore.
  • Le bambine, sempre secondo le favole, devono possedere un comportamento aggraziato e diligente mentre i bambini possono essere ingegnosi ed avventurosi.

Se le primissime principesse non hanno alcun tipo di spessore caratteriale (pensiamo ad Aurora che dorme per quasi tutto il cartone, o Biancaneve che passa il tempo a pulire e dormire), con Ariel compaiono gli elementi di ribellione e curiosità che caratterizzano anche le principesse successive e che raggiungono l’apice con Merida. E’ forse un segnale del fatto che la Disney sta percependo i cambiamenti sociali in atto? Ce lo auguriamo.

22 commenti

  1. 1991: Belle rifiuta di fare la mogliettina a Gaston. Quando parla di matrimonio e marmocchi lei lo butta fuori di casa. Le piace leggere e si accultura e per questo tutti in paese la considerano strana. Quando il film uscì, un sacco di bambine videro in lei un nuovo modello rispetto alle vecchie principesse: una ragazza che viveva in un ambiente misogino e voleva andarsene via, che voleva “vivere di avventure” e se ne sbatteva di dare la polvere. A suo modo, per certi ambienti è paradossalmente un personaggio perfino più forte di Elsa: pensate a una bambina di una paesotto del sud che si sente ripetere “devi saper fare i lavori così trovi un marito, studiare non ti servirà per cambiare pannolini” e si ritrova Belle, il cui più grande sogno è un’enorme biblioteca, dà picche al belloccio del paese e alla sua proposta di matrimonio e va nella foresta da sola per salvare suo padre, tiene testa a un mostro e gli insegna a essere gentile (perché, nella fretta di inserire a forza nel contesto un problema sociale a tutti i costi, ci si è dimenticati di un passaggio importante: quando la bestia si comporta male con lei, Belle lo manda a spendere. Inizia ad essere gentile con lui quando lui la salva e inizia a comportarsi meglio con lei, ed è solo allora che diventano amici. Non è vero che lei lo vuole “redimere”: si comporta con lui da pari solo quando lui lo fa per primo). Davanti a questo, una bambina può pensare: ah, ma allora posso emanciparmi anche io! Però ovvio, è più comodo ignorare gli elementi innovativi inseriti da Disney e focalizzarsi sulle parti che non potevano essere cambiate se si voleva raccontare proprio quella storia lì (il fatto che lei sia bella e lui una bestia). Dai, su.

    1992: forse Jasmine non dovrebbe lasciarsi incantare dal tappeto (ma in questo modo nessuna ragazza dovrebbe mai uscire con un ragazzo, visto che tutti per farsi belli raccontano balle), ma vi siete dimenticate di dire che grida in faccia al suo padre “non sono un premio da vincere!” quando lui le organizza il matrimonio. Proprio una principessa vittima degli eventi, eh?

    Io onestamente non capisco tutto questo astio da parte delle femministe (in cui per tutto il resto mi riconosco) verso i film Disney. Passi la critica alle vecchie fiabe, purché ciò riguardi la strumentalizzazione che i media ne possono fare, trasformandole in modelli e luoghi comuni, e non le storie in sé (non si può pretendere che una storia nata duecento anni fa segua principi moderni: va conosciuta e rispettata nel contesto storico). Va benissimo ricordare che i film a esse ispirati prodotti a metà del secolo scorso presentino ideali non più condivisibili, che si possono godere per la storia, le musiche o i disegni ma che la realtà sociale ora è diversa (e non sarebbe male ricordarsi che sono appunto storie, e che certi espedienti hanno fascino narrativo e nessuna applicazione alla realtà: davvero stimate così poco l’intelligenza dei bambini da credere che quando saranno grandi cercheranno l’anima gemella in base al numero di scarpa?). Ma poi tutti gli articoli cadono sulla critica ai film più moderni, dove si cerca per forza la negatività, anche con doppi salti carpiati, e si ignorano completamente gli elementi di innovazione che sono presenti in Disney fin dagli anni ’90 e che hanno portato alla macrorivoluzione che vediamo adesso. Senza Belle e Jasmine, non avremmo avuto Elsa, ma nessuno lo riconosce mai.

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    • Per quanto riguardo “l’astio delle femministe” sui cartoni disney ti rimando alla premessa fatta nell’articolo. Poiché non è astio. Si riconoscono le vecchie principesse disney come modelli vecchi, si critica tutto quello che ci gira intorno. E inoltre non si critica la disney poiché comunque l’ho scritto che la disney si è evoluta ma gli stereotipi no.
      Per quanto riguarda Belle, sinceramente io la trovo la più pericolosa di tutte. Dietro all’amore per i libri, al mandare a quel paese Gastone…si nasconde una donna che cerca di far cambiare un uomo\bestia brutale. Questa sindrome della croce rossina mista a quella di Stoccolma, sinceramente, in un mondo dove basta dare un’occhiata ad un trafiletto di cronaca nera per leggere di tante donne malmenate dai compagni…secondo me non va per niente bene.E’ proprio il concetto sbagliato! Non si giustifica un uomo violento. Che sia la bestia della disney che diventa poi buono grazie alla pazienza di Belle o che sia qualunque altro. Le donne non devono giustificare dei comportamenti violenti e non devono star lì con la speranza che un giorno cambi. Tutte le campagne contro la violenza sulle donne sono fondate su questi messaggi! Ora, giustamente stiamo parlando di un cartone per bambin*, Belle mica viene malmenata…ma il messaggio che viene lanciato non va per niente bene! Secondariamente non penso che i bambini o le bambine siano stupid*..anzi. Probabilmente si fanno più facilmente condizionare. Una bambina che va a scuola con i quaderni dei dinosauri può essere derisa perché usa cose da maschio, una con il quaderno delle principesse non viene neanche notata, perché è normale che lo abbia. Una buona parte delle bambine vuole essere considerata come una principessa, essere bella come una principessa… e questo non perché siano stupide o meno ma semplicemente perché sono facilmente plagiabili. Il consumatore perfetto lo si coltiva fin da piccoli, andando ad insinuare dei modelli e degli standard di bellezza. Jasmine, Belle, Biancaneve o qualche altre vecchia principessa non sono state necessarie per avere Elsa o Merida. Perché Elsa o Merida rispecchiano semplicemente delle caratteristiche che una donna, ragazza o bambina di oggi cerca. Biancaneve era disegnata per i suoi tempi. Ed è giusto che sia così! Quindi io non vedo nessuna macrorivoluzione, vedo solo un adeguamento ai tempi moderni.Quelle analizzate infatti sono solo le vecchie principesse, su quelle nuove sinceramente non avrei nulla da dire se non cose positive. Se la disney avesse continuato a proporre storie come Biancaneve o Cenerentola avrebbe chiusa baracca da un bel po’.

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  2. E’ che secondo me da Ariel fino a Mulan non sono “vecchie” principesse, al massimo “di passaggio” tra le vecchie e le nuove. E sono molto diverse dalle vecchie, nonostante soffrano inevitabilmente della matrice fiabesca. A me sembra arrogante non riconoscere il loro valore, le differenze che tramite loro hanno cominciato a delinearsi vent’anni fa (ripeto, anche Jasmine che rivendica di non essere un trofeo è poi così diversa da Merida che dice “gareggerò per la mia mano”?). Questi personaggi, pur nella loro imperfezione, sono state delle eroine femministe per una certa generazione – certo, “femministe” in senso lato, ma di sicuro lo sono state rispetto a quelle che le hanno precedute perché per la prima volta erano delle principesse attive che facevano qualcosa per cambiare il loro destino, nonostante la “gabbia” della favola. E’ troppo comoda dire: “è arrivata Elsa, buttiamo via il resto”. Se Elsa (o Merida) non ci fosse, forse in questo momento saremmo d’accordo che Jasmine è in gamba perché non vuole sposarsi per forza, perché non avremmo altro. Non si può negare il percorso, è un atteggiamento miope e ingrato.
    Una precisazione per quanto riguarda l’ “astio delle femministe”. Ovviamente non mi riferisco solo a questo articolo ma alla moltitudine che ho letto, con toni anche più draconiani di questo. L’impressione che ho è che quando non si sa cosa fare si tirano fuori le principesse, che sono il male in quanto tale. Mi sembra che analisi retrospettive di questo tipo servano solo a dimostrare che si fa di tutta l’erba un fascio, e che si è “sul pezzo” visto che va di moda parlarne.
    Conosco il problema delle genderizzazione dei giochi e dei gusti nei piccoli. Lo so fin da bambina, quando schifavo la noiosa vita borghese delle Barbie e giocavo con i Masters (poi grazie al cielo arrivò She-Ra: parità di genere nel combattere il male!). Ho ben presente il diritto che tutti i bambini, maschi e femmine, hanno di giocare con quello che vogliono (o vedere le serie tv che vogliono). Per me è sempre stato naturale, forse sono stata solo fortunata. Per me il bambino deve avere a disposizione, e poter scegliere, l’una e l’altra cosa. Ma demonizzare le principesse in quanto tali mi fa venire in mente un solo aggettivo: sessantottino. Questo per me è un femminismo “troppo puro” in cui non riesco a riconoscermi, mi spiace.

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    • Guarda che si parla di un’evoluzione dei personaggi: “la disney si è evoluta, gli stereotipi no”. Inoltre, sempre nella premessa, ho specificato come non bisogna mica vietare la visione di questi cartoni bensì spiegare i contenuti o semplicemente dire: “Secoli fa le donne erano così, oggi invece la mamma fa anche la manager”. Io non vedo niente di sessantottino in questo. Nessuno sta dicendo di buttare via il resto, non si nega il percorso, quest’ultimo è stato analizzato e siamo giunte alla conclusione che è sbagliato proporre oggi le “eroine” di ieri.
      Sono inoltre felice di comunicarti che come blog affrontiamo mille tematiche diverse basta dare un’occhiata alle nostre categorie. Lavorando e avendo ognuna i propri impegni, troviamo difficoltà nel trovare il tempo di parlare di tutto quello che vorremmo. La tematica delle principesse non nasce come “tappabuchi” e soprattutto non seguiamo alcuna moda avendo trattato questo argomento da diverso tempo (nella premessa l’ho scritto che è un articolo di qualche tempo fa e non fresco riproposto in seguito a delle riflessioni fatte su un altro articolo da me scritto la settimana scorsa). Probabilmente sei stata fortunata a poter scegliere i tuoi giochi, conosco genitori che scelgono i giochi dei propri figli solo in base al colore che qualcuno ha assegnato al sesso: “mio figlio è un macho deve giocare con le pistole, mia figlia una gentile principessa deve giocare con le bambole”. Vedo bambine che spesso stanno si limitano nel giocare perché poi vengono sgridate ed etichettate come “maschiacce”. Personalmente mi piace pensare ad un mondo dove ognun* è liber* di scegliere cosa essere… ma soprattutto un mondo libero da stereotipi di genere. Se questo significa essere sessantottino ben venga, sinceramente non mi offendo! 🙂

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  3. Mi dispiace, ma un’altra volta sono d’accordo in tutto e per tutto con RB. Specificando anche altre due cose:
    1) Sì chiamano fiabe! Non favole, almeno imparate la differenza, è facile.
    2) Ariel ama il mondo umano, sogna, da molto prima di incontrare Eric, di visitarlo. Eric, persona che lei ritiene diversa e da scoprire perché non ha la coda, è solo il mezzo che le dà la spinta a realizzare i suoi sogni. Che sono visitare il mondo umano e, in secondo luogo, sposare un umano e vivere per sempre sulla terra. Accusiamola pure di superficialità perché si è sposata un idiota, ma in questo film la figura dello stupido che non sa guardare oltre il suo naso la fa Eric e non certamente Ariel.

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    • Grazie Melissa, credo che ai fini del post la distinzione fra fiaba e favola sia decisamente più importante.
      Ho capito che sei una fan di Ariel ma per quanto mi riguarda, opinione puramente personale, una donna che abbandona tutto rinnegando completamente il suo essere non la vedo come un esempio positivo.

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      • Io invece ritengo importante sapere di cosa si sta parlando. Perché la favola ha tutt’altro destinatario e fine, la fiaba è tutt’altra cosa. Bisognerebbe imparare a non sottovalutare le parole.
        Okay, tu non la vedi come esempio positivo, come la madre di una mia amica non vede come esempio positivo Elsa per le bambine. Facciamone un dramma? Voi adorate Elsa e credete che sia il modello a cui le bambine dovrebbero rifarsi; la madre della mia amica ritiene Elsa egoista e pensa che bisognerebbe piuttosto prendere come modello Anna per la sua spontaneità etc etc. Tu pensi che una donna come Ariel che cambia se stessa per un uomo (cosa che ripeto: chissà se si è mai sentita bene con se stessa non potendo camminare sulla terra), io invece penso che sia una persona estremamente curiosa, intelligente e determinata. Tu vuoi continuare a vederci solo difetti e io ti continuerò a far notare i pregi. Fine.

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  4. Questo post mi appare molto più chiaro, preciso e completo. Nulla da obiettare.
    Tuttavia, non posso fare a meno di un appunto sul personaggio di Belle e sulla sua presunta “pericolosità”.
    Parlo da donna che, qualche anno fa, ha vissuto una situazione di violenza psicologica da parte dell’ora per fortuna ex ragazzo. So purtroppo cosa significhi essere una ragazza affetta dalla sindrome della crocerossina, che spera vanamente di cambiare un compagno aggressivo. Tutto ciò che ho guadagnato da questa storia sono state sofferenze indicibili e qualche mese di terapia che, per fortuna, mi ha aiutata ad uscire a testa alta da questa situazione e a non invischiarmi più in relazioni malsane.
    Posso quindi affermare con cognizione di causa che ci sono delle notevoli differenze fra Belle e le donne affette da questo tipo di sindrome.
    Innanzitutto, queste donne sono provviste di un’autostima bassissima. Pensano di doversi dimostrare degne dell’amore di un uomo, e sono quindi disposte ad accettare qualsiasi sopruso convinte si tratti di una “prova d’amore”, una sfida che le renda adatte ad un uomo a cui si sentono subalterne. Belle è una ragazza molto sicura di sé e non ha alcun interesse nel trovare un compagno. Non è disposta a sopportare le angherie della Bestia – all’inizio infatti lo tratta con rabbia e disprezzo.
    Le donne affette dalla sindrome della crocerossina credono poi che se dimostreranno amore al proprio uomo, questo cambierà per loro. Questo viene spiegato con molta chiarezza nel testo “Donne che amano troppo” della Norwood, psicologa che teorizza ed analizza con puntualità e precisione questo fenomeno psicologico a cui alcune donne sono purtroppo soggette. E sapete quale esempio positivo propone la Norwood a queste persone? Proprio “La bella e la bestia”, in quanto dimostra che lei non ha intenzione in alcun modo di cambiare lui, la cui metamorfosi avviene solo perché è LUI a volerla e a lavorarci su. L’esempio spiega che, per una donna, cambiare un compagno violento non è possibile: se ciò accade, è per sua esclusiva scelta, per un esame di coscienza che lui compie in totale autonomia (e questo vale per qualsiasi problema psicologico: puoi essere pure Freud, ma se accanto a te hai qualcuno che NON vuole essere aiutato, non potrai mai cambiarlo. Il cambiamento, eventualmente, parte sempre e solo da sé).
    Di conseguenza, credo che Belle non meriti affatto di essere investita da questo tipo di critiche. Al contrario, mi sembra un modello ottimo: non tentare mai di cambiare nessuno, dimostrati gentile solo con chi lo è con te (lei inizia a mostrarsi gentile con lui solo quando lui comincia a trattarla bene) e certamente non con chi ti maltratta, non sposarti se non vuoi (riferito a Gaston), rifiuta un uomo che ti vorrebbe solo moglie e madre imbecille, lotta per quello in cui credi indipendentemente da ciò che gli altri dicono, e soprattutto.. leggi! 🙂

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    • Ciao grazie per la tua testimonianza.
      Ovviamente la disney non poteva parlare di una donna picchiata dal compagno. E’ pur sempre un cartone indirizzato ai più piccoli. Alla fine ogni storia può avere diverse chiavi di lettura. Per esempio mi facevano notare come un altro tema dominante nelle favole\fiabe (ahimè, mi viene difficile classificare il genere 😛 ) sia il rapporto conflittuale con la madre. Forse ho i paraocchi, ma non riesco a vedere in Belle un esempio positivo. Alla fine sposa colui che la teneva prigioniera… e tanto mi basta per lanciarla nel calderone dei cattivi esempi. Noi riusciamo a fare queste distinzioni, queste analisi…ma una mente più giovane e ingenua? Riesce a leggere tutte queste caratteristiche che tu elenchi? O passa solo il messaggio superficiale: se un giorno tratterai bene un compagno cattivo questo diventerà buono? Ovviamente non mi aspetto che sia un pensiero con il quale un* bambin* cresca, poiché una persona nella vita fortunatamente matura…ma perché instillare subdolamente questo pensiero da piccoli?

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  5. Secondo me, lo stesso messaggio “se tratterai bene un uomo cattivo, questo diventerà buono” risulta, per un bambino, comprensibile solo ad una fase più avanzata della crescita (a meno che non lo si forzi fin da piccolissimo a cogliere proprio quel messaggio: ma qui si rientra nel discorso dell’importanza dell’educazione familiare, che in questo contesto è importantissimo, ma per questa discussione è al momento marginale). I bambini, per quanto possano essere maturi oppure ricchi, per loro natura, di fantasia e dotati della capacità di cogliere ciò che a noi sfugge, colgono di norma solo i messaggi più chiari e più semplici, che in maniera più immediata collegano al loro quotidiano. Il messaggio più immediato de La bella e la bestia (e, non a caso, quello che di norma i bambini colgono) è “non importa se sei brutto, importa se sei buono”: il complicato rapporto uomo-donna e il cambiamento attraverso l’amore servile di un compagno violento sono elementi abbastanza lontani dalla realtà infantile, e per questo, quindi, in grado di essere colti solo successivamente (almeno, a me non è mai capitato di sentire un bambino che guardando il film abbia estrapolato questo messaggio… e dire che ne ho sentiti moltissimi, perché essendo un argomento che mi incuriosisce colgo sempre l’occasione per domandare, appena incontro un/a bambino/a! 🙂 )
    Secondo me deriva anche da questo la scelta di rendere invece il rapporto Gaston-Belle molto chiaro: lui è chiaramente il cattivo, e tutte le frasi che dice (e quindi anche il fatto che le donne non devono leggere e sposarsi per forza), nella mente del bambino, appaiono automaticamente sbagliate. La bellezza di certi cartoni animati risiede anche, a volte, nello studio degli sceneggiatori, che inseriscono messaggi più o meno chiari a seconda dell’età a cui vogliono rivolgersi, così da coinvolgere bambini di qualunque fascia, ciascuno dei quali coglierà un messaggio diverso e, rivedendo il film a distanza di tempo, scoprirà ogni volta cose nuove e non considerate prima.
    Per questo io temo di più altri cartoni destinati all’infanzia: perché i messaggi pericolosi appaiono molto chiari, e quindi esplicitamente destinati ad un pubblico infantile.

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  6. Innanzitutto ringrazio Melissa e soprattutto alpheratz, che ha analizzato il film/la fiaba meglio di me, riportando addirittura esempi di letteratura psicanalitica! Il brano riportato dalla Norwood è ancora meglio delle nostre opinioni: dice la stessa cosa su Belle come esempio positivo ma con più autorità. Pina, io penso che la tua analisi sia frutto di profonda riflessione, si vede, ma per me rimane una sovrainterpretazione di una persona così addentro a questi problemi che li vede anche quando non ci sono, o che li estremizza. Ero venuta qui proprio per scrivere quello che ha detto alpheratz: che il messaggio che arriva ai bambini è quello sulla bellezza interiore e il comportamento palesemente negativo nei confronti della donna è affidato a Gaston, che i bambini percepiscono subito come “cattivo”. Ciò che i bambini vedono è ciò che è evidente, non i collegamenti complessi che metti in campo tu, frutto di una capacità di pensiero che non gli appartiene. Di Belle che non è crocerossina, a cui non importa affatto di cambiarlo ma gli va incontro SOLO quando lui comincia a essere gentile spontaneamente lo abbiamo già detto in tutte le salse. Lei sposa il suo carceriere dopo che l’ha liberata e si è dimostrato capace di altruismo: se non consideri questo e vedi solo il fatto che prima si è comportato male, allora in generale non consideri che una persona si possa pentire sinceramente di ciò che ha fatto. Forse sei tu che vuoi passare il messaggio “non fidarsi mai, nemmeno se uno cambia, perché ti ha fatto male prima e continuerà a farlo”? Posso condividerlo da adulta (come pensiero in sé, applicato a questa storia mi sembra fuori luogo), ma mi sembra eccessivo passarlo a tutti i costi a un bambino attraverso una storia che parla di tutt’altro. Questa storia dice: “la bellezza è quella interiore” e “se vuoi cambiare puoi, ma dipende da te [non essere più una bestia]”. E non “se un giorno tratterai bene un compagno cattivo questo diventerà buono”, per i motivi sopra elencati: NON succede questo nella storia ed è un pensiero troppo elaborato per la capacità di un bambino (che vede evidenti gli altri due, anzi il primo – riconosco che il secondo, benché presente, sia a sua volta un po’ complicato). Prova a chiedere a qualunque bambino di raccontarti la storia e che cosa gli ha insegnato e ascolta che cosa ti risponde. Forse una delle frasi sarà “poi la bestia diventa buona” ma sono pronta a scommettere che non collegheranno il cambiamento di lui al comportamento di lei (a meno che un adulto non glielo abbia insegnato: e qui cascherebbe l’asino, nel caso).

    -OT-
    Per quanto riguarda la distinzione fiaba-favola: le favole sono storie esemplari molto brevi, di solito con protagonisti animali, con una morale chiara e netta (ad es. le fiabe di Esopo o Fedro: La lepre e la tartaruga, La volpe e l’uva), le fiabe sono racconti più lunghi con una trama più elaborata, un’ambientazione indefinita (“C’era una volta in un regno lontano…”) ed elementi fantastici, in cui l’eroe deve superare ostacoli per giungere alla realizzazione del suo obiettivo, senza un insegnamento morale palese (può averlo ma è più blando che nella favola: la favola ha come scopo l’insegnamento di una morale, la fiaba ha come scopo il divertimento nell’ascolto di una storia). Possono essere popolari, come le fiabe raccolte dai Fratelli Grimm, storie per tutti (non solo per bambini!) tramandate oralmente nella popolazione e spesso presenti in più versioni differenti a seconda della provenienza geografica; oppure fiabe d’autore, con le stesse caratteristiche fantastiche ma scritte da un autore specifico e riconosciuto (ad esempio le fiabe di Andersen, come La Sirenetta). Forse ai fini dell’articolo non è fondante, ma come dice Melissa è importante conoscere ciò di cui si parla. La confusione tra favola e fiaba è irritante (specie per i lavoratori del settore) ma in contesti come questo, non specifici della letteratura, si può anche chiudere un occhio secondo me (infatti non l’avevo nemmeno notato). Ciò che grida vendetta, e che purtroppo sento spessissimo al TG, è chiamare “favola” o “fiaba” i romanzi per l’infanzia come Pinocchio, Il mago di Oz o Alice nel Paese delle Meraviglie. Quella è vera ignoranza, perché dimostra che non si sa di che cosa si stia parlando: il romanzo ha una struttura e una complessità completamente diversi da un racconto quale è la fiaba, e non bastano gli elementi fantastici a far diventare “fiaba” qualunque storia per ragazzi, come purtroppo crede il giornalista medio italiano che non sa nulla di questo argomento ma ne parla lo stesso (perché si sa, tutto ciò che riguarda i bambini non ha valore: e qui chiudo, ché sono andata fin troppo OT).
    -FINE OT-

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  7. Per quanto riguarda Biancaneve, qualunque cosa di lei si possa dire, in quel film c’è il personaggio di Brontolo che da messaggi abbastanza adulti e maturi. Per quanto riguarda Cenerentola, un messaggio positivo che ti viene dato è che si può contare sempre sui propri amici (sui VERI amici) (dato che sono i suoi amici animali che prima preparano il vestito per il ballo di cenerentola (anche se poi viene distrutto dalle sorellastre) e che poi recuperano la chiave dalla matrigna quando la rinchiude nella sua stanza per impedirle di provare la scarpetta). E per quanto riguarda Aladdin e Jasmine, forse all’inizio potreste considerarli una coppia di adolescenti in preda ai ferormoni, ma però allo stesso tempo considerate che loro poi non si sono sposati subito subito. Prima del loro matrimonio è dovuto passare il film sequel “il ritorno di Jafar” e dopo quello tutti gli 86 episodi della serie televisiva (ed in essa fanno anche intendere che sono accadute altre cose aldifuori di essa) e DOPO nel terzo film si sposano. Quindi loro se la sono presa comoda prima di fare questo passo, ed hanno avuto tutto il tempo per conoscersi meglio ed approfondire il loro rapporto. Per quanto riguarda Ariel invece, dovremmo considerarla come una che non ama starsene rinchiusa in una cupola di vetro, e che ha una mentalità molto aperta riguardo le cose nuove. è una che fa le proprie esperienze, fa errori e non si lascia condizionare dalla folla e dalle superstizioni o dal razzismo. è una che non ha paura di esplorare l’ignoto. Infatti lei vuole apprendere il più possibile sugli umani, mentre invece tutti quelli del suo mondo non sanno un accidente di loro, ed infatti questa cosa viene evidenziata nell’episodio della serie “Il vattelapesca” dove appunto si scatena un putiferio in tutto l’oceano perché credevano che una scarpa fosse chissàquale arma distruttiva. Quindi anche lei ha qualche pregio e quindi non merita di essere criticata.

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  8. […] Ribelle,rossa e combattiva, la principessa Merida nella sua storia andava contro i soliti stereotipi sottilmente imposti e “tramandati” dalla moltitudine di principesse Disney come Cenerentola o Jasmine, delle quali ho ampiamente discusso in precedenza nell’articolo Principesse Disney: fra stereotipi e sessismo . […]

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