Ominicchi e quaquaraquà

“…e quella che diciamo l’umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà. Pochissimi gli uomini; i mezz’uomini pochi, che mi contenterei l’umanità si fermasse ai mezz’uomini. E invece no, scende ancora più giù, agli ominicchi: che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi. E ancora più in giù: i pigliainculo, che vanno diventando un esercito. E infine i quaquaraquà: che dovrebbero vivere con le anatre nelle pozzanghere, ché la loro vita non ha più senso e più espressione di quella delle anatre.” (Il giorno della civetta)

E io di ominicchi ne ho davvero conosciuti tanti!

Non odio il mondo maschile anzi ho un sacco di amici che mi dimostrano che gli uomini veri esistono,  con le parole che mi accingo a scrivere infatti non voglio fare un discorso generale, voglio semplice raccontare di alcune mie esperienze che riguardano i quaquaraquà (che chiamerò ominicchi)che si spacciano per  quello che non sono, con le loro stupide idee e con gli stereotipi nei confronti di noi donne che hanno ben radicati dentro e i quali comunque si lasciano chiamare erroneamente uomini cercando di imitare la figura antiquata  del pater familias che tanto era in voga nell’antica Roma.

Nella mia vita ho avuto a che fare con varie tipologie di ominicchi:

  • Il geloso
  • Il bugiardo
  • Il menefreghista
  • L’egocentrico
  • Il violento
  • L’insicuro

E quando più caratteristiche di quelle sopra citate confluiscono nella stessa persona il risultato è a dir poco letale e devastante.

Il mio primo  fidanzato lo conobbi a 18 anni, ero pazza di lui. Mi chiese di sposarlo a patto che io lasciassi i miei studi e abbandonassi la mia famiglia trasferendomi in un posto in cui non conoscevo nessuno.  Mi rifiutai ,avevo 21 anni e l’idea di fare la moglie lava mutande non mi allettava molto, ma lui non si perse d’animo infatti una ventina di giorni dopo  trovò subito la sostituta alla quale proporre un nuovo sposalizio.

Ho avuto il (dis)piacere di incontrare il geloso il quale probabilmente sarebbe vissuto più a suo agio se fosse nato in mezzo ai talebani.

Ed infine è arrivato nuovamente il io lavoro tu stai a casa.

Ma come si può chiedere ad una donna di lasciare i propri studi, o peggio ancora di non lavorare e fare la casalinga? Ma quale egoismo misto ad egocentrismo infligge queste persone? O forse è giusto parlare di paura? Le donne forti, che vogliono essere indipendenti, ma soprattutto le donne dotate di un cervello fanno paura all’ominicchio, il quale probabilmente teme di perdere la propria virilità di fronte una moglie-compagna  che un giorno appena arriva a casa con la busta paga potrebbe dire : “oggi ho preso lo stipendio vado a fare shopping con le mie amiche” .

E le storie che ascolto da alcune mie amiche  mi fanno capire che queste supposizioni un pochino fondate lo sono.

Più passa il tempo e più mi rendo conto che questo non è un mondo per donne. Siamo dipinte come esseri fragili bisognose di aiuto quando dobbiamo trascinare una valigia pesante ma improvvisamente diventiamo forti quando l’ominicchio che abbiamo affianco è depresso e ha bisogno del nostro supporto morale, e in molti casi  quando si verifica  il contrario diventiamo le migliori rompi palle che con le nostre “lamentele” affliggiamo i nostri compagni i quali alle volte preferiscono scappare anziché aiutarci.

E il lavoro?

Oggi viviamo in una società dove in una famiglia uno stipendio non basta più e quindi –con grande disappunto degli ominicchi – la donna è dovuta scendere in campo, perciò oltre a lavare le mutande, preparare da mangiare, tenere pulita la casa, essere affabile, presente, comprensiva,disponibile  e affettuosa nei confronti del suo ominnichio,  deve lavorare, ovviamente non dimenticando lo spazzolone ,ricordiamo infatti che l’ominicchio non può lavare a terra quello, nel libro delle leggi non scritte dell’umanità,  è un compito da donne e comunque sia il lavoro di una donna – in quanto lei essere femminile e quindi inferiore con capacità intellettuali ridotte- sarà sicuramente meno stancante quindi deve pure cucinare e badare ai figli.

Il problema  però spesso nasce nel momento in cui una donna decide di lavorare  spinta dal desiderio di mettere a frutto  tanti anni di studio , avere una carriera e non dipendere da nessuno, l’ arrivo delle proposte  lascia i tuoi studi, come facciamo altrimenti ad avere una famiglia e crescere dei bambini?   è quasi immediato.

Nel momento in cui c’è bisogno siamo utili e indispensabili ma diventiamo improvvisamente pazze eretiche se decidiamo di intraprendere una carriera e avere una famiglia. Siamo forti quando dobbiamo sorbirci le paranoie ma diventiamo delle rompi palle che devono essere abbandonate sulla prima isola deserta quando il crollo lo abbiamo noi.

Questi miei pensieri nascono da esperienze personali ma guardandomi  intorno mi rendo conto che questa incoerenza regna sovrana.

Basta guardare le pubblicità dove le donne sono sempre munite di spazzolone o diventano oggetti sessuali che cullano le notti dell’ominicchio o accendere la televisione e seguire qualche programma pomeridiano e ascoltare le opinioni del pubblico di turno: la donna deve stirare la camicia del marito in modo che chi lo vede per strada possa dire con una punta di invidia :“ha una donna che lo vuole bene e ci tiene a lui”. La cosa triste è che  per quanto possano essere o meno autorevoli queste trasmissioni sono comunque molto seguite.

Attualmente grazie ai signori che ho avuto la (s)fortuna di incontrare, vedo il matrimonio come una gabbia dorata, un patto implicito fra uomo e donna dove quest’ultima si impegna a non essere qualcuno, a reprimere il proprio potenziale e a diventare una brava lava mutande.

Secondo l’omnicchio dobbiamo essere belle,mute , accondiscendenti ed è molto apprezzato che venga spento il cervello, mica possiamo passare per delle acculturate, super donne, emancipate con degli hobby?

Il tutto porterebbe al non adempimento dei doveri coniugali e diciamola tutta, l’ominicchio di turno soffrirebbe di un leggero complesso di inferiorità nei confronti di un essere non dotato di pene.

Sono sempre più convinta che in questo mondo abbiamo bisogno del femminismo, in quanto giorno dopo giorno, noi DONNE siamo costrette a combattere con degli ominicchi che ci vogliono come delle sottomesse, siamo costrette ad ottenere le cose che ci riguardano combattendo con le unghie e con i denti solo perché siamo donne e solo perché è strano e fuori dal comune vedere una donna emancipata, che spesso e volentieri, a causa dell’ignoranza di quanti non conoscono il termine emancipazione, passa per una bagascia.

Personalmente mi sono rotta di cambiare ruolo di continuo, in base al contesto divento una santa donna, una pazza eretica, una persona forte o utile e indispensabile o una rompipalle o chissà cos’altro.

Nessun ominicchio  è  capace di apprezzare la voglia di indipendenza di una donna?

Non siamo nate per servire, non siamo nate per rispondere a nessuno ruolo che la società misogina e patriarcale ci vuole affibbiare.

Per fortuna noto con piacere che esistono uomini che scelgono di  discostarsi dall’informe massa di ominicchi e  scendere a compromessi  soddisfando il bisogno della propria donna di sentirsi completa lavorando e avendo una famiglia al posto di abbandonare la nave e scappare a gambe levate ma purtroppo gli ominicchi sono tanti!

è così difficile rispettare una donna?

Francesca  la bisbetica indomata.

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