Adele…una bambola spettinata!

A neanche 24 ore dalla pubblicazione del blog sono arrivate le prime segnalazioni!

Questa è la storia di Adele, dalla quale abbiamo preso spunto per una nuova sezione, quella che conterrà le vostre storie di donne e di uomini, le vostre opinioni e i vostri pensieri!

Adele si è definita una bambola pettinatissima ma che con il tempo ha preferito spettinarsi.

Una buona lettura!

Sono un’insegnante in pensione. Ho attraversato molte fasi della politica e del femminismo. Ho vissuto personalmente la crisi della donna nella società e la durezza del lavoro, da dividere con le esigenze affettive della famiglia (anziani e bambini da accudire). Ho convissuto con un marito intellettuale, consapevole della difficoltà di gestire una famiglia, tuttavia maschio, rampante e realizzato nel suo ruolo di prof universitario. Insomma sono una donna fortunata. Tuttavia, proprio da questo osservatorio privilegiato, dove la donna può studiare, amare liberamente e lavorare, non soltanto per portare lo stipendio a casa, ma anche per avere soddisfazionipersonali, proprio qui ho registrato le sconfitte, che desidero condividere con voi.
La mia esperienza mi porta ad affermare che il nuovo ruolo della donna si è aggiunto al vecchio, pesando, l’uno e l’altro, sulle spalle nostre, che reclamiamo il diritto ai sentimenti, anche contraddittori, e il diritto ad essere donne come noi sentiamo e vogliamo. Sono stata una bambola pettinatissima, vestita dei piumaggi necessari a sentirmi donna e ad attrarre gli uomini che io stessa desideravo. Non per questo ho autorizzato i “maschi” ad aggredirmi e violentarmi. Ho creduto perciò che fosse necessario attivare la mia parte intellettuale, per realizzare un altro e più splendente piumaggio: quello della mente capace di accendere in me una luce diversa anche sul mio corpo. A questo punto sono stata meglio con me stessa, perché sapevo scegliere cosa mostrare di me ed anche la solitudine era piena di compagnia; ma sono stata male con gli uomini, attratti dalla mia visione intellettuale dei rapporti, che loro pensavano più liberi e permissivi, perché io dovevo capire ciò che loro sentivano istintivamente. Hanno preteso da me disponibilità fisica e psicologica. Perciò ho cominciato a spettinarmi, a cercare chi mi stesse accanto anche spettinata. Era l’epoca delle gonne folk e delle scarpe a zattera. Ho trovato compagni, amici, non l’amore: gli uomini non erano capaci di elaborare un nuovo rapporto, che vivevano, loro, ambiguamente. Gli uomini, che sono ancora freudianamente la parte più prossima alla società, “preferiscono le bionde”! Non mi sono data per vinta: mai stata “bionda” in vita mia. Sapete perché? Quel colore non mi dona. Ma sono stata carina, elegante, folk al momento opportuno, principessa quando ciò mi divertiva. Un uomo, più uomini, mi hanno apprezzato. Ma non capìta. Chi mi ha rubato l’abito folk, chi mi ha strappato l’abito da principessa. Io, con i libri dei sogni e dei ragionamenti sulle spalle, ho cavalcato un’epoca storica difficile e forse ho raggiunto la meta: ho fatto un lavoro che mi piaceva, ho sposato un intellettuale che ha finto di capire, ho avuto un figlio divertente ed intelligente, ho curato per 15 anni una mamma arrogante (lei sì intelligente, che le scelte le ha fatte fare ad altri!). Insomma ho ricoperto tutti i ruoli che la società mi ha proposto, non imposto nel mio caso fortunato. Ma ora mi accorgo che la società e mio marito hanno mal sopportato tutto questo. Fuori dal mio piccolo mondo hanno vinto la biancheria sexy, venduta per gli uomini, non per le donne (infatti è scomodissima), ha vinto una donna scissa, divisa tra lavoro umiliante perché non rispettoso del genere  e una naturale e giusta richiesta di amore, di affetto. Persino mia madre, come quasi tutti i genitori, chiedeva alla figlia femmina assistenza e devozione e dava poco. Anzi, dava tutto ciò che poteva servire a farla scegliere facilmente da un uomo che l’avrebbe sposata. A scuola quando si vuol dire bene di un’insegnante si dice che è molto materna. Mio figlio, invece, è un uomo della nuova generazione: mi vede come mamma intera, una mamma intellettuale, che fa le coccole perché ha coltivato sentimento ed istinto; infatti ha sposato una donna colta, brava professionista che ha subito voluto un figlio, nonostante le difficoltà del lavoro di tutti e due. E la notte sono in tre, in tutti i sensi! Noi, invece, della vecchia generazione, facevamo i figli a comando, riempiendoci di anticoncezionali. Maternità consapevole? No, maternità secondo le esigenze economiche e sociali; spesso maternità quando faceva comodo a lui. Quanti aborti fatti perché li volevano gli uomini?
Voglio dire che ci vogliono almeno tre generazioni, molti cambiamenti di governo, un’economia e una cultura diversa per levare dalle spalle delle donne il carico delle ambiguità. Dobbiamo educare molti bambini, maschi e femmine, con le “bambole spettinate”!
Un cordiale saluto
         Adele

2 commenti

  1. grazie adele, bellissimo il tuo intervento, pieno di sentimento, mi hai emozionata. Ti ringrazio anche perché abbiamo bisogno del racconto di tutte le generazioni, dei punti di vista di giovani donne che sono diventate adulte, madri, mogli, restando coerenti con se stesse. Forse sono quasi coetanea di tuo figlio, chissà! Devo dire che mi piace come hai passato il testimone, il tuo bagaglio pieno di consapevolezza, a questo uomo di nuova generazione. Un abbraccio a questa mamma intellettuale meravigliosamente spettinata!

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